venerdì 8 marzo 2013

Gioconda Belli, Nel paese delle donne

Oggi, che è l'8 marzo, mi è venuta voglia di riprendere in mano l'ultimo romanzo di una scrittrice sudamericana che amo molto, Goconda Belli: Nel paese delle donne e di riportare in questo blog la recensione che avevo fatto il 6 agosto 2011 in un altro blog: gruppodilettura.wordpress.com.

Gioconda Belli, quando nel 2009 a Torino presentò L’infinito nel palmo della mano, un curioso ma interessante romanzo su Adamo e Eva, annunciò che stava lavorando a un romanzo sulle donne al potere. Il 26 giugno 2011 in Italia è stato pubblicato Nel paese delle donne e la Belli in persona lo ha presentato a Milano, al Centro della pace di Bolzano e al festival di Polignano. Le scelte di questa scrittrice sono sempre coraggiose e non deludono. Anche questo ultimo romanzo è di piacevole lettura, ben costruito, come sempre ben scritto e non banale nella sua utopia. 

L'autrice, giornalista, poetessa, scrittrice, non è una donna che ha vissuto e vive lontano dalla realtà. Conosciamo il suo passato di guerrigliera, per aver partecipato attivamente e concretamente alla lotta del Fronte Sandinista contro la dittatura nella sua terra, che è il Nicaragua. Già negli anni ’80, in ambito rivoluzionario, ma senz'altro maschilista, con altre donne amiche, fondò il P.I.E, il partito della Izquierda Erotica, il cui impegno era ”studiare e attuare strategie per promuovere i diritti delle donne”. I ricordi di questa esperienza hanno ispirato questo nuovo romanzo, Nel paese delle donne, che va letto come una simpatica ironica provocazione. Non delude questo suo sguardo sul mondo decisamente femminile o femminista, se volete. Per “ridisegnare il mondo”-dice la Belli - bisogna fare riferimento alla realtà, ma condurla con una buona dose di immaginazione. 

Il romanzo è ambientato a Faguas, paese immaginario del centro America, come già nella Donna abitata. Faguas può essere il Nicaragua, ma anche un qualunque luogo del mondo, dove le donne più o meno continuano ad avere diritti diversi dagli uomini. Faguas è un paese che “sprigiona odore di carogna” per la diffusa corruzione, “rassegnato a tollerare qualunque infamia, cadavere della civiltà, dei valori umani, dell’allegria”, un paese tra medioevo e modernità, dove l’antico convive con la tecnologia avanzata. Ed è a Faguas che la giornalista televisiva Viviana Sanson e le sue amiche Martina, Eva, Rebecca, Ifigenia fondano il P.I.E., che stravince le elezioni e ribalta la vita, la società, l’economia. Cinque donne che usano l’arte della seduzione per la conquista del potere, ma soprattutto per migliorare la qualità della vita. Erotismo non è pornografia: “l’eros significa vita, che è il bene più prezioso“. La fantasia di Gioconda Belli immagina di essere aiutata nel progetto dalla natura stessa: in questa rivoluzione il vulcano Mitre, “pallido e azzurro” a forma di cono, e che da secoli sorveglia la città come un alto pachiderma, erutta per tre giorni e tre notti; il paese resta sepolto dalla fulligine malsana e le sue esalazioni hanno come effetto la riduzione del testosterone, ormone che condiziona la virilità degli uomini. Grazie al vulcano, gli uomini diventano “flaccidi e panzoni… mansueti come mai prima” e il nuovo governo può varare uno stato ginocratico: maschi, per sei mesi, con salario anticipato, a casa, donne al lavoro. Il progetto di Viviana è il progetto Felicità, che comincia con l’essere felice nella propria casa: rendere tutti felici, vivere tutti degnamente, avendo illimitata libertà, sviluppare il potenziale umano, la creatività; la felicità pro-capite come indice di sviluppo invece del prodotto interno lordo . Del resto anche Amartya Sen non propone all’Onu di impegnarsi per sviluppare l’indice della qualità della vita? “Bisogna pensare ciò che pone fine allo spreco di talento legato alla casualità di nascere donna.”  

Grazie alla dolcificazione degli uomini e alle stupidaggini commesse dal governo in carica, il P.I.E. balza in cima ai sondaggi, poi vince le elezioni. PIE è anche il piede, metafora del posare un piede davanti all’altro. Queste le ultime parole del romanzo. Come sottolinea Viviana in un discorso “la parola magica è contatto, toccarsi, sentirsi. Il cerchio è uguaglianza, partecipazione. E’ il ventre materno, femminile". Questo simbolo ha la sua fede nell’importanza di sentire con il cuore e non solo con la testa. 

L’aspetto secondo me più interessante del romanzo è l’enfatizzazione delle caratteristiche femminili, sensibilità ed emotività, in genere considerate debolezze, denigrate dagli uomini, ma anche nascoste dalle donne che aspirano al potere, al successo. Ironicamente, Gioconda Belli interviene anche sull’uso del linguaggio e, nel proporre un partito che rompa tutti gli schemi, utilizza un vocabolario basso, che non è quello altisonante e retorico della politica, ma piuttosto quello domestico. 

Questa patria abbandonata, disonorata, venduta, impegnata, spartita ci impegniamo a lavarla, spazzarla, spazzolarla, sbatterla, ripulirla da tutto il fango, affinché torni a brillare in tutto il suo splendore. Un partito che dia al paese ciò che una madre dà ad un figlio, che si prenda cura come una donna si prende cura della sua casa. Ognuno di noi dovrebbe occuparsi della sua vita, della sua casa, delle sue emozioni, di questo pianeta che stiamo distruggendo… occuparsi dunque dei figli, della famiglia senza che questa costituisca una serie di svantaggi.

Molta attenzione si presta nel romanzo alla abituale violenza e allo sfruttamento sessuale sulle donne: da una ricerca su internet, scrive la Belli, risulterebbe che 27 milioni di persone sono sfruttate: 400 volte gli schiavi costretti ad attraversare l’Atlantico dall’Africa, e il 50% sono donne. Nel Paese delle donne, in cui viene abolita la pena di morte, gli stupratori ogni giovedì sono esposti al pubblico ludibrio nelle piazze, nei quartieri dove abitano o al centro delle rotonde di maggior traffico. Hanno cartelli con nome e cognome, età della vittima e tipo di rapporto con la vittima. Negli altri giorni, portati fuori dalla prigione, scavano fosse nei cimiteri. Una serie di riforme mette in primo piano la necessità di una diffusa alfabetizzazione: scuola di quartiere fino a 12 anni per imparare a leggere, scrivere e per dedicarsi alla materia che si preferisce, mentre dai 12 ai 18 anni si frequentano obbligatoriamente scuole vere e proprie. Maschi e femmine seguono lezioni di cure materne, di pedagogia, per allevare i bambini. Fondamentale è la costruzione di asili nido e grande importanza è attribuita alla pulizia delle strade dei quartieri. Più l’ambiente è sporco più è favorita la sporcizia interiore, questa sporcizia dell’animo che ha contribuito a far perdere agli abitanti di Faguas il senso dell’onore, ad approfittarsi del prossimo senza il minimo scrupolo. Bisogna invece promuovere una nuova etica femminile, fondata su attenzione e solidarietà. Tanti i particolari su i vari ministeri riformati, tutti gestiti da donne, e non mancano i riferimenti a tentativi di ribellione. Tra questi in particolare, l’attentato alla presidentessa Viviana, che è al centro della narrazione. Basta con le donne cosificate dalla pubblicità... basta con le figlie di Eva, cioè peccatrici, o figlie di buona donna, cioè puttane, o figlie della Barbie, cioè idiote, o della Vergine Maria, cioè brave bambine… questi modelli sono esaltati o disprezzati senza profondità e pertanto annullano la complessità femminile. Tra i ringraziamenti finali di Gioconda Belli vi è soprattutto quello per sua madre, perché sin da bambina l’ha fatta sentire orgogliosa di essere donna. Per merito suo non ho mai percepito il mio sesso come uno svantaggio e per merito suo l’ho benedetta sin da quando ho avuto coscienza di essere quel che sono. Tutti i suoi romanzi – e non solo questo- ne sono una prova.

Spero nella mia sintesi, in cui ho tralasciato infiniti particolari importanti, di non aver reso banale un testo che secondo me non lo è affatto, tenendo conto che provocazione e ironia sono una chiave di lettura da non sottovalutare. 

 Gioconda Belli, Nel paese delle donne, Feltrinelli 2011, pp. 264.

2 commenti:

  1. Grazie davvero a tutte le madri e i padri che ci hanno cresciuto senza farci percepire l'appartenenza al sesso femminile come uno svantaggio. Io che ho avuto questa fortuna so di cosa parla Gioconda Belli e so che in questo sta almeno un pezzetto della speranza di un mondo migliore.
    dp

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  2. Grazie per seguire il nostro blog. Attualmente abbiamo fatto una pausa per motivi di salute e accumulo di impegni, ma a settembre riprenderemo a pubblicare i nostri post sui libri e sugli eventi letterari più significativi. A presto. B.S.

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