venerdì 20 luglio 2012

Han Han, Le tre porte


Le tre porteNel 2011 è stato  pubblicato in Italia  Le tre porte, il primo romanzo del blogger cinese Han Han, uscito in Cina nel 2000, quando lo scrittore aveva solo diciotto anni. Forse nel nostro paese Han non è molto conosciuto, ma all'estero (e non solo in Cina)  è un personaggio di grandissima risonanza: nel 2010 la rivista americana Time lo ha proposto tra i primi cento personaggi più influenti al mondo e il suo blog, aperto nel 2006,  è il più letto nel pianeta, con una media di 15.000 commenti al giorno e oltre 570 milioni di visitatori finora. Han è anche attore, cantante, pilota di rally, editore di riviste, insomma una personalità decisamente poliedrica.

Oltre a Le tre porte, che in Cina ha venduto milioni di copie, Han ha pubblicato altri romanzi, non ancora tradotti in italiano. Han è il rappresentante della generazione nata negli anni '80, figli unici, in ottemperanza alle leggi per il controllo demografico, giovani che non hanno conosciuto il maoismo e sono cresciuti nella Cina del boom economico e dell'economia di mercato.

Il romanzo racconta le tragicomiche vicende di un adolescente alle prese con i problemi tipici dell'età: la ricerca della propria identità, la scuola, l'amore, i rapporti con i genitori. Il protagonista, Lin Yuxiang,  studente pigro e velleitario, cerca di farsi bello agli occhi degli altri, soprattutto le ragazze, fingendo di possedere talenti letterari da cui è ben lontano, ma i suoi goffi tentativi falliscono miseramente ogni volta e la sua mediocrità scolastica viene regolarmente smascherata. 

Superati senza brillare gli esami di ammissione dalla scuola media alla superiore, il ragazzo riesce ad arrivare ad una scuola di prestigio, grazie alle manovre del padre e a una cospicua "bustarella", ma una volta nel nuovo ambiente, non riuscirà ad inserirsi pienamente, fallendo numerose prove e inimicandosi molti insegnanti e studenti. 
Anche sul fronte dell'amore le cose non vanno meglio, perché la ragazza di cui Yuxiang è innamorato finisce in  un'altra scuola e la distanza e le incomprensioni renderanno precario questo legame nascente. D'altra parte, anche per molti dei suoi compagni le cose non sono molto più positive.

Il romanzo rappresenta in modo impietoso e sarcastico la società cinese all'alba del terzo millennio, divisa tra ciò che resta della rivoluzione ("...la scuola è il luogo preposto alla formazione delle menti che costruiranno il socialismo..." recita diligentemente il primo della classe [p.240]) e l'arrivo dei modelli occidentali, che affascinano i giovani e cambiano regole e stili di vita: discorsi infarciti di inglese maccheronico ("Oh, dear! Quel tizio era ugly..., ah, not, not così..." [p.275]), walkman contraffatti, rifiuto della tradizione. In questa confusione di modelli, i giovani si arrabattano a costruirsi un'identità, lottando contro le regole di un sistema scolastico che (almeno stando alla rappresentazione che ne dà Han) appare ben lontano dall'efficienza e dalla modernità. Non poche infatti nel romanzo sono le figure di insegnanti impreparati e presuntuosi (ma forse per capire questo aspetto, potremmo considerare che Han Han abbandonò la scuola a diciassette anni, dopo essere stato bocciato agli esami!). Anche la famiglia non ci fa una figura migliore: genitori distratti, presi da altri problemi, interessati solo a buoni voti, non importa a che condizione...

Il romanzo di Han possiede una sua ruvida freschezza, una scrittura ironica e spesso graffiante, tuttavia molto probabilmente  non verrà annoverato tra i capolavori degli anni 2000. Una certa prolissità e l'abuso di metafore ad effetto rendono talvolta pesante la lettura.  Resta comunque un'opera interessante, espressione di un mondo in rapidissima evoluzione e frutto della ricerca di autonomia espressiva, in un paese dove questo concetto è tutt'altro che scontato e dove anche una voce come quella del giovane Han contribuisce a far circolare le idee. Forse ancor più che come scrittore, il suo ruolo più importante è quello di blogger: la recente esperienza della primavera araba ci ha fatto capire quale possa essere la funzione di social network e blog per la diffusione di messaggi di libertà. La penna caustica e irriverente di Han Han finora è sfuggita a pesanti censure (anche se pare che i suoi post più scomodi vengano talvolta "armonizzati", secondo l'eufemismo in uso in Cina) e i suoi post sono ora tradotti anche in inglese.

Han Han, Le tre porte, Metropoli d'Asia, Milano 2011

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