venerdì 28 dicembre 2012

Matlwa Kopano, Coconut. Nera fuori bianca dentro


Matlwa Kopano, una scrittrice sudafricana, laureata in medicina, ha scritto Coconut a soli ventuno anno, ottenendo subito prestigiosi premi letterari: il romanzo è stato talmente apprezzato in Sudafrica da essere oggetto di studio nelle scuole superiori e a livello universitario. Anche nelle biblioteche di Reggio Emilia è reperibile nello spazio dedicato ai giovani, a cui il romanzo è indirizzato in modo particolare. La prima edizione italiana è del maggio 2011.


Il romanzo è preceduto da una introduzione, in cui si ricorda che Coconut è ambientato nel Sudafrica intorno al 2004, circa dieci anni dopo le prime elezioni del 1994 a suffragio universale, con la vittoria di Nelson Mandela. Era finalmente nata una Repubblica libera e democratica, che sanciva la fine dell’apartheid, cioè di quel regime di segregazione razziale istituito nel 1948, a discapito della popolazione indigena e che conferiva tutti i privilegi alla minoranza bianca, soprattutto ai discendenti dei boeri, che dalla fine del '600 si erano insediati in Sud Africa, sviluppando una propria cultura e lingua (l’afrikaans).

venerdì 21 dicembre 2012

Nel segno del noir: Reynaldo Sietecase

Ho sempre nutrito una grande passione per il noir, uno dei pochi generi letterari "di consumo" che, a mio parere, abbia in sé le potenzialità per trascendere i limiti previsti dal genere stesso e essere considerato, a pieno titolo, semplicemente letteratura.

Recentemente è uscito Quanti ne dobbiamo ammazzare? di Reynaldo Sietecase, giornalista, editore, scrittore, autore anche di un altro noir, Un delitto argentino, uscito nel 2011, entrambi presso Baldini Castoldi Dalai.

Protagonista ed eroe negativo nei due romanzi è l'avvocato Mariano Marquez, che, durante una permanenza in carcere per reati minori, progetta "il delitto perfetto", che attuerà poi, una volta uscito: il sequestro e l'assassinio di un imprenditore, il cui cadavere sarà poi fatto sparire con l'acido, in modo da non lasciare prove. Un delitto argentino è la storia di questo crimine, della sua progettazione, della messa in opera e delle sue conseguenze.

lunedì 17 dicembre 2012

Jeanette Winterson, Perché essere felice quando puoi essere normale?

Recentemente presso l'editore Mondadori è uscito il libro Perché essere felice quando puoi essere normale? autobiografia della scrittrice inglese Jeanette Winterson, autrice di numerosi altri romanzi, tra cui  Non ci sono solo le aranceopera  d'esordio, uscita nel 1985, con cui l'autrice vinse l'importante Whitbread First Novel Award, e l'appassionato Scritto sul corpo, pubblicato in Italia nel 1993.


Nata a Manchester, Jeanette fu adottata a sei mesi da una coppia non più giovanissima, che viveva ad Accrington, in un sobborgo operaio fatte di modeste casette a schiera. Entrambi i genitori praticavano una rigorosa fede pentecostale e avevano adottato la bambina con l'idea di farne una missionaria e diffondere il proprio credo. Partecipare alle funzioni in chiesa tutti i giorni, leggere quotidianamente la Bibbia, ascoltare alla radio solo le trasmissioni sulla religione, queste le principali attività della famiglia. La piccola Jeanette, sulla cui sacca da ginnastica, invece che animaletti o cuoricini, la madre ha ricamato un perentorio "L'estate è arrivata e noi non siamo ancora redenti",  cresce pertanto imbevuta di sentenze bibliche e di terrori apocalittici: "Molti bambini lasciano qualcosa da mangiare per Babbo Natale, quando si cala giù dal camino. Io preparavo dei regali per i Quattro Cavalieri dell'Apocalisse. "Arriveranno stanotte, mamma?"(p. 75)

domenica 16 dicembre 2012

Dacia Maraini, La seduzione dell'altrove

  Articoli, racconti, itinerari di viaggio sono contenuti in un libro di Dacia Maraini, pubblicato nel 2010 con il titolo La seduzione dell' altrove. La scrittrice del viaggiare ha fatto un destino, allenata dalla più tenera infanzia a girare il mondo, coniugando libertà e ragione - come si legge nella quarta di copertina. E’ una donna che è nata viaggiando:  "Io vado. Perché ho sempre voglia di raccontare di una nuova seduzioneIl viaggio assomiglia alla narrazione”. Alla fine degli anni ’30, Dacia Maraini, a poco più di un anno di età, era partita insieme ai genitori per il Giappone, dove il padre Fosco, etnologo, aveva vinto una borsa di studio internazionale per una ricerca sugli Hainu, nel nord del Giappone, a Koibe.
L’altrove allora, per Dacia bambina, era l’Italia, “luogo segnato dalle memorie di un impero maestoso che aveva dominato il mondo”. Per contrasto, la realtà giapponese, fatta di grandi Budda di legno, di pagode e templi verniciati di rosso e nero, era “pane di tutti i giorni”.

Nel volume sono raccolte descrizioni e analisi delle tante culture e delle diverse società che la scrittrice ha incontrato negli ultimi vent’anni, in Europa e nel resto del mondo. I luoghi di cui racconta, sapendo cogliere l’anima del luogo, sono i più diversi:

venerdì 14 dicembre 2012

Giornata Internazionale dei Migranti


La settimana prossima verrà celebrata nel mondo la Giornata Internazionale dei Migranti, una ricorrenza istituita dall'ONU nel 2000 per stimolare la riflessione di tutti sui molteplici aspetti di questo complesso fenomeno, oltre che, naturalmente, sui diritti dei migranti stessi. 

Il giorno, il 18 dicembre, fu scelto perché già nel 1990 proprio in quel giorno le Nazioni Unite avevano adottato la Convenzione internazionale sulla Protezione dei Diritti per tutti i migranti e le loro famiglie. La proclamazione della Giornata dei Migranti nel 2000 rappresentò un importante passo avanti per il riconoscimento di tale Convenzione da parte delle nazioni coinvolte nel fenomeno migratorio.

Numerose sono le iniziative che avranno luogo a Reggio Emilia durante la settimana dal 15 al 23 dicembre, organizzate dal comune, dall'associazione Filef (Associazione Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie) e da altre importanti istituzioni.

Tra l'altro ricordiamo che, sempre il giorno 18, verrà anche presentato l'annuale dossier della Caritas/Migrantes sull'immigrazione.

Il programma completo delle iniziative è visibile a questo link del Comune di Reggio Emilia:

martedì 27 novembre 2012

Ngugi Wa Thiongo, Sogni in tempo di guerra


Sogni in tempo di guerra  Un nome difficilissimo per il secondo scrittore africano dopo Lola Shoneyin, presente a Festivaletteratura di Mantova 2012. Tra l’altro un nome adottato in seconda battuta: nato, infatti, nel 1938 in Kenya nel distretto di Kiambu, in una zona popolata dall’etnia gikuiu, era stato battezzato James Ngugi. Frequentata la scuola missionaria, una scuola coloniale creata da missionari italiani, la Loreto School, diventato un cristiano devoto, ha in seguito rifiutato la fede cristiana e il suo nome coloniale, diventando nel 1969 Ngugi Wa Thiongo, che è un nome gikuiu. Anche la lingua inglese, appresa in Kenia e potenziata in Inghilterra, frequentando la Leeds University, oggi è in parte rifiutata a vantaggio del gikuyu e del swaili, lingue native del suo popolo. Questo cambiamento è avvenuto soprattutto, quando nei suoi scritti ha sentito il bisogno di contenuti politici non in linea con chi deteneva il potere in Kenya. Per questo ha conosciuto anche il carcere duro, dove ha scritto il suo primo romanzo in gikuiu, su rotoli di carta igienica.

Il carcere negli anni 70 se lo era guadagnato, per aver messo in scena una pièce teatrale contro il governo in carica, ma la colpa maggiore era l’aver scelto come lingua la sua lingua madre, il gikuiu, comprensibile ad un pubblico più vasto rispetto all’inglese, lingua ufficiale. E’ del 1986 il saggio Decolonizzare la mente: la politica della lingua nella letteratura africana, in cui sostiene l’importanza delle lingue africane in letteratura, rendendosi conto delle drammatiche conseguenze di questa frattura linguistica. Nel 1988 scelse per sé e la sua famiglia l’esilio negli Stati Uniti, dove insegna letteratura comparata in alcune importanti università americane. Le due opere più famose, pubblicate in Italia da Jaca Book, sono Un chicco di grano e Petali di sangue, in cui si parla di lotte per l’indipendenza, con particolare riferimento alla rivolta dei Mau Mau e, dopo l’indipendenza, a Jomo Keniatta.

domenica 25 novembre 2012

Alicia Gaspar De Alba, Il deserto delle morti silenziose

 Oggi, 25 novembre 2012, in tutto il mondo giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. Emarginazione, stalking, razzismo sono forme di violenza fisica e morale che ancora sopravvivono nel secondo millennio.   Dall’inizio dell’anno 2012, secondo Telefono Rosa, sono 100 le donne uccise in Italia. Si è passati da un omicidio ogni tre giorni, registrato l’anno scorso, a uno ogni due giorni. E nella maggior parte dei casi gli autori di questi delitti sono mariti, ex fidanzati, comunque persone nella cerchia affettiva delle mura domestiche. L’87 per cento delle donne, che hanno chiesto aiuto a Telefono Rosa, hanno subito violenza in famiglia o da quelli che potevano ritenere fossero “i loro cari”, secondo l’indagine dell’associazione relativa al 2011.

L’istituto di statistica sottolinea che, sebbene gli omicidi siano calati (circa 1/3 rispetto a 20 anni fa), quelli in cui le vittime sono donne fanno registrare numeri alti: nel 2010 le donne uccise sono state 156; nel 2009 erano state 172; nel 2003 si è avuto il picco del decennio scorso con 192 vittime. E aumenta il tasso di omicidi che avvengono in ambito familiare o sentimentale: circa il 70% di questi omicidi sono compiuti da partner o parenti.
Invece che fare riferimento a fatti di cronaca recenti, ho pensato di trasferire in questo blog un mio precedente scritto, pubblicato in gruppodilettura.wordpress.com, su un romanzo che parla in modo particolarmente tragico di femminicidio in Messico. Per femminicidio si deve intendere l'assassinio di donne per il semplice fatto di essere donne, commesso da un uomo in una discriminazione di genere. Il deserto delle morti silenziose, pubblicato nel 2007 da La nuova frontiera, appartiene al genere dei romanzi–verità o ai docu-romanzi.

sabato 17 novembre 2012

Lola Shoneyin, Prudenti come serpenti

Prudenti come serpenti di Lola ShoneyinGli africani presenti a Festival Letteratura di Mantova 2012 erano soltanto due: un keniota, Ngugi Wa Thiong, e la nigeriana Lola Shoneyin, nata a Ibadan nel 1974. Poetessa, autrice di racconti , ha pubblicato nel 2012 il suo primo romanzo, Prudenti come serpenti. Questo il titolo per l’edizione italiana, pubblicata da 66TH AND 2ND, una piccola casa editrice romana, che nel nome ricorda l’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue a New York, una strada e un luogo di passaggio, un indirizzo e una casa, dove saranno accolti tutti coloro che vorranno abitare un nuovo progetto editoriale. Piacevole anche la copertina che, con scritte tipo fumetto e disegni, sintetizza efficacemente il libro.


Il titolo originale, più esplicito rispetto a quello italiano, è The Secret lives of Baba Segi’s Wives: inglese è la lingua di scrittura di Lola, che ha frequentato scuole nel Regno Unito e che, ritornata in patria ad Abuja, .insegna inglese e teatro. Vive tra Londra e Abuya ed è sposata con il figlio di Wole Soyinka, premio Nobel per la Letteratura. Lola si ritiene una femminista, pronta a dare un contributo, perché le donne africane abbiano più opportunità; per questo il tema centrale di questo primo romanzo è la poligamia, che è ancora molto diffusa in Nigeria. Il 33% delle donne nigeriane, infatti, vive con un marito poligamo. A causa della povertà le donne, per lo più musulmane poco istruite, accettano la poligamia, ma più per fattori culturali che religiosi. Alcune, come nel caso della protagonista di questo romanzo,  possono anche essere laureate, ma anche per loro è difficile essere accettate in una società in cui conta solo il matrimonio e l’avere figli.

giovedì 1 novembre 2012

Valerio Pellizzari, In battaglia, quando l'uva è matura

In battaglia, quando l'uva è matura. Quarant'anni di Afghanistan libro di Pellizzari ValerioPochi giorni fa si sono celebrati i funerali dell’ultimo italiano morto in Afganistan, un giovane alpino ventiquattrenne: sono così 52 gli italiani morti dal 2004, quando è iniziata la missione che doveva portare la pace, ma che in realtà è una guerra che non si conclude e non si vince. Senza fare inutili distinzioni tra morti italiani e non, in undici anni i morti sono stati ben 3300, di cui circa 2000 americani. 

In questo periodo mi sono interessata di Afghanistan, soprattutto dopo aver letto Limbo, l’ultimo romanzo di Melania Mazzucco, ottima scrittrice. La protagonista, il maresciallo ventisettenne Manuela Paris, responsabile di trenta uomini, è reduce da una missione di pace. Torna a casa dopo 127 giorni con le stampelle, dopo due operazioni al cervello, faticosamente sopravvissuta ad un attentato in cui ha perso tre suoi soldati . Una legge permette da circa dieci anni la presenza delle donne nell’esercito e Manuela è una di quel 3% che ha aderito, anzi il suo è il caso di una donna soldato fermamente convinta della scelta fatta e che riesce con determinazione a farsi apprezzare in Afghanistan dalla nona compagnia del decimo reggimento degli alpini. Il romanzo si articola in capitoli con un titolo che si ripete: LIVE in cui Manuela parla di sé tornata a casa e HOMEWORK, in cui racconta in forma di diario ciò che le è accaduto in Afghanistan. Scrivere infatti serve come cura per chi ha subito un terribile shock.

giovedì 18 ottobre 2012

Anche un carcere italiano a prova di lettura

Nella casa circondariale Torre del Gallo di Pavia stanno accadendo grandi cose – scrive Nando dalla Chiesa  in un articolo del Fatto Quotidiano  di domenica 30 settembre 2012. Qui, come in altri istituti animati da buone intenzioni, è passata la parola d’ordine “celle aperte”. I detenuti escono nei corridoi, si incontrano e parlano grazie a un patto non scritto di responsabilizzazione reciproca. Meno limitazioni, più fiducia da parte dell’istituzione, meno presenza incombente di poliziotti penitenziari e in cambio l’impegno a rispettare le regole, né furti né litigi tra etnie. Ciò non avviene in tutte le sezioni. 

Pavia è anche carcere di alta sicurezza, rimesso a nuovo di recente e in attesa del campo di calcetto. Il controllo sui perimetri esterni è sempre rigoroso. Ma dentro si sta cercando di dare un senso nuovo al tempo imprigionato. Una direttrice aperta e coraggiosa, un giovanissimo comandante della polizia penitenziaria, un’educatrice e un’associazione “Vivere con lentezza” hanno promosso un’esperienza di avanguardia: un gruppo di lettura che ha rivoluzionato la biblioteca carceraria, un tempo zeppa di scarti di famiglia o di istituzioni e ora arricchita con i saggi e i romanzi del momento da un volontario esterno e da un bibliotecario, che ne ha fatto un luogo aperto.

sabato 8 settembre 2012

Roddy Doyle, un autore da rileggere

Non solo a NataleIl Corriere della Sera di oggi riporta la notizia che, al Festival della Letteratura di Mantova, lo scrittore irlandese Roddy Doyle terrà domani una lezione dal titolo Il fantasma della bisnonna, nell'ambito di una serie di incontri sulle fiabe.

Di Roddy Doyle ho recentemente letto il breve Non solo a Natale, uscito quest'anno presso Guanda, racconto che sinceramente mi ha deluso un po'. La vicenda di due fratelli di Dublino legati da un inscindibile legame forte come quello di due gemelli omozigoti, eppure divisi da altrettanto tenaci rivalità, che finiranno per corrodere il loro rapporto, riprende il tema della famiglia, tema caro a Doyle, autore capace come pochi altri di analizzare i rapporti tra bambini e adolescenti, dando loro una voce non condiscendente né artificiosa, ma naturale, a volte cruda, ma sempre genuina. La vicenda però non mi ha colpito particolarmente, forse per la brevità del testo, forse perché il racconto mi è sembrato riecheggiare altre pagine dell'autore.

lunedì 3 settembre 2012

La redenzione attraverso la lettura

Riporto da Repubblica questo interessantissimo articolo: quale migliore elogio del valore della lettura? Pino Corrias per "La Repubblica", 15 agosto 2012:   

"Il più struggente e anche il più istruttivo elogio del libro arriva dalle carceri brasiliane. È un elogio che ci riguarda: perfeziona l'equivalenza universale tra i libri e la libertà. Perché tra i dannati di laggiù si è appena accesa la luce di «una alternativa alla pena» che i legislatori brasiliani hanno intitolato alla «redenzione dei reclusi». È un esperimento varato in quattro carceri, grazie a una legge appena approvata. 
Dice che ogni detenuto potrà leggere un libro al mese - di letteratura, filosofia o scienza - farne una relazione scritta «con proprietà di linguaggio e accuratezza, dimostrando di averne compreso il valore e il senso» e ottenere in cambio «quattro giorni di sconto pena». Non più di un libro al mese, per ora. Dodici libri all'anno, l'equivalente di 48 giorni di libertà in più. 

martedì 7 agosto 2012

Julio Llamazares, Luna da lupi

Luna da lupi
Julio Llamazares ha scritto Luna da lupi nel 1985, ma in Italia il libro è stato pubblicato dalla casa editrice Passigli solo nel 2007. Torno ancora a parlarvi di un autore spagnolo e, più che della guerra civile, di ciò che accadde dopo la sconfitta del fronte repubblicano.

Il romanzo si articola in quattro parti che corrispondono ad anni diversi: 1937, quando la guerra non era ancora terminata; 1939,  a guerra finita, 1943 e 1946, quando taluni pensavano che Franco avrebbe perso il potere. L’autunno del 1937 è il momento in cui crolla il fronte repubblicano delle Asturie e centinaia di fuggiaschi si rifugiano nei boschi solitari della Cordigliera cantabrica, in fuga e in attesa di riprendere la lotta. Molti- come ricorda LLamazares nella premessa- moriranno, mentre una minoranza, tra mille difficoltà, finirà esule in Francia.


Luna da lupi è un romanzo breve (pp. 155) che affronta il tema del maquis attraverso la storia di quattro repubblicani in fuga: Angel, la voce narrante, Gildo, Ramiro e suo fratello Juan, che non ha ancora compiuto diciotto anni.

martedì 31 luglio 2012

Sergio Frusoni, poeta a Capo Verde

Mindelo
Mindelo

Il tema dell'emigrazione italiana nel mondo è un argomento di grande interesse e vastità. Tutti sappiamo deigli imponenti flussi migratori che tra il XIX e XX secolo hanno portato i nostri compatrioti ai quattro angoli del pianeta.

Sergio Frusoni
Una delle mete meno conosciute di tali movimenti è l'arcipelago di Capo Verde.  A partire dagli ultimi anni dell'Ottocento, in particolare nella città di Mindelo, sull'isola di S. Vicente, si installò una piccola comunità di emigrati italiani. In quel periodo il porto della città, detto Porto Grande, era divenuto un importante scalo per le navi commerciali dirette in altre parti dell'Africa e in America Latina. 
Gli italiani che si stabilirono a Mindelo erano spesso approdati qui durante viaggi verso altre mete e avevano deciso di fermarsi, aprendo negozi e ristoranti. Altri nostri connazionali avviarono attività di pesca e commercio del corallo, che veniva raccolto e inviato in Italia per essere lavorato. 

lunedì 23 luglio 2012

Javer Cercas, Soldati di Salamina

Javer Cercas, uno degli scrittori incontrati alla Fiera del libro di Torino 2012, divertente, ironico nel raccontare come, pubblicato un primo romanzo nel 1989, nessuno si fosse accorto di lui, finché, poi, non divenne uno scrittore di grande successo con Soldati di Salamina, vincitore del Grinzane Cavour nel 2003. Era grato anche alla casa editrice Guanda, di cui quest’anno si festeggia l’ottantesimo compleanno, per avere creduto in lui. Io, in maggio, avevo già letto, anzi riletto Soldati di Salamina, un romanzo che ho trovato bellissimo e che ha suscitato in me particolari emozioni, come capita raramente. Eguale emozione e interesse ho provato leggendo, poi, La velocità della luce, mentre mi ha lasciato un po’ indifferente un terzo romanzo, La donna del ritratto.
Soldati di Salamina è senz’altro un meta-romanzo, perché è una storia nel suo farsi, in cui lo stesso autore Javer Cercas, dalla prima pagina all’ultima, ci racconta come e perché ha avuto il bisogno di raccontare questa storia, che rientra nelle numerose opere di questi ultimi anni relative alla guerra civile spagnola. 

Javer Cercas è, dunque, il protagonista del romanzo, un giornalista che ha abbandonato la precedente attività di scrittore per l’insuccesso dei suoi due primi romanzi. Nel 1994 si imbatte nella storia di Rafael Sanchez Mazas (1894-1966), scrittore, poeta, con J. A. Primo de Rivera fondatore della Falange. Arrestato durante la guerra civile, è prigioniero dei repubblicani, che ormai in fuga verso i Pirenei, dopo la caduta di Barcellona, portano con sé centinaia di falangisti, che tengono prigionieri nei pressi di Banyoles nel santuario di santa Maria di Colel, un antico convento trasformato in carcere. 

domenica 22 luglio 2012

Juan Pablo Villalobos, Il bambino che collezionava parole


Juan Pablo Villalobos, Il bambino che collezionava paroleUn romanzo agile e divertente, questo Il bambino che collezionava parole di Juan Pablo Villlalobos, autore messicano che attualmente vive in Spagna. Villalobos, che ha lavorato in precedenza come analista di mercato e critico cinematografico, dice in un'intervista al giornale Guardian che l'ispirazione per questo racconto gli è venuta quando aspettava suo figlio e voleva scrivere un libro per raccontargli il mondo.

Ambientato nel Messico, narrato in prima persona, il romanzo racconta la vita come la vede un bambino di otto anni, Tochtli (parola dialettale che significa coniglio), che ama però farsi chiamare Usagi perché, grazie al suo insegnante privato, ha imparato ad apprezzare la cultura giapponese e il mondo dei samurai. Tochtli è orfano di madre e vive con il papà, Yolcaut, in una grande casa di Città del Messico, perché, come dice semplicemente il bambino, "il fatto è che abbiamo tanti soldi. Tantissimi." (p. 9). E non c'è da stupirsene, visto che, come gradatamente veniamo a scoprire, il padre di Tochtli è un narcotrafficante potentissimo e senza scrupoli, che non ci pensa due volte a eliminare gli ostacoli, umani o di altro genere, che si frappongono tra sé e la realizzazione dei propri traffici.

sabato 21 luglio 2012

Almudena Grandes, Inés e l'allegria


Ordina questo libro su IBSUn po’ per caso, ma non solo, in questi ultimi mesi mi sono imbattuta in una serie di romanzi sulla guerra civile in Spagna; per di più alla fiera del libro di Torino, che nel 2012 era dedicata a Spagna e Romania, ho avuto il piacere di incontrare dal vivo gli autori di questi libri e di essere invogliata a leggerne altri. In questi ultimi anni c’è stato un fiorire di romanzi sulla guerra che negli anni 1936-39 ha insanguinato la Spagna e ha dato inizio alla lunga dittatura del generalissimo Franco, terminata solo con la sua morte nel 1975. 

Almudena Grandes, nata a Madrid nel 1960 ed oggi affermata scrittrice, in un’intervista ci ricorda che nel 1975 aveva solo 15 anni, era in piena adolescenza, quando ebbe inizio la cosiddetta "transizione democratica" nella quale sotto uno “scintillante make-up vi erano ombre profonde” e si stava camminando su un terreno senza radici, costruendo una democrazia senza storia. A differenza di quello che è accaduto in Italia quando, alla fine del fascismo, dopo la Resistenza, ci fu, come ricorda Calvino nella prefazione al Sentiero dei nidi di ragno, una gran smania di raccontare e di uscire dal silenzio forzato, in Spagna per molti anni c’è stato un silenzio complice, da cui si è usciti solo quando i felici adolescenti del 1975, compiuti i 40 anni, hanno capito che non avevano conquistato nulla ed hanno cominciato a guardare indietro, chiedendosi che cosa era veramente successo. I più giovani non avevano saputo che cosa era veramente successo prima, durante e dopo la dittatura di Franco. 

venerdì 20 luglio 2012

Han Han, Le tre porte


Le tre porteNel 2011 è stato  pubblicato in Italia  Le tre porte, il primo romanzo del blogger cinese Han Han, uscito in Cina nel 2000, quando lo scrittore aveva solo diciotto anni. Forse nel nostro paese Han non è molto conosciuto, ma all'estero (e non solo in Cina)  è un personaggio di grandissima risonanza: nel 2010 la rivista americana Time lo ha proposto tra i primi cento personaggi più influenti al mondo e il suo blog, aperto nel 2006,  è il più letto nel pianeta, con una media di 15.000 commenti al giorno e oltre 570 milioni di visitatori finora. Han è anche attore, cantante, pilota di rally, editore di riviste, insomma una personalità decisamente poliedrica.

Oltre a Le tre porte, che in Cina ha venduto milioni di copie, Han ha pubblicato altri romanzi, non ancora tradotti in italiano. Han è il rappresentante della generazione nata negli anni '80, figli unici, in ottemperanza alle leggi per il controllo demografico, giovani che non hanno conosciuto il maoismo e sono cresciuti nella Cina del boom economico e dell'economia di mercato.

Il romanzo racconta le tragicomiche vicende di un adolescente alle prese con i problemi tipici dell'età: la ricerca della propria identità, la scuola, l'amore, i rapporti con i genitori. Il protagonista, Lin Yuxiang,  studente pigro e velleitario, cerca di farsi bello agli occhi degli altri, soprattutto le ragazze, fingendo di possedere talenti letterari da cui è ben lontano, ma i suoi goffi tentativi falliscono miseramente ogni volta e la sua mediocrità scolastica viene regolarmente smascherata. 

martedì 17 luglio 2012

Javer Cercas, La velocità della luce

La velocità della luceIn Spagna ad un momento di grande crisi economica e di indignazione civile corrisponde una condizione particolarmente felice in ambito letterario, con un numero notevole di scrittori, la cui validità, sul piano della narrativa e della buona scrittura, è riconosciuta a livello mondiale. Mi riferisco a scrittori come Javer Marias, Almudena Grandes, Julio LlAmazares, Alicia Gimenez Bartlett, Enrique Vita-Matas, Rosa Montero, Carlos Ruiz Zafón e, certamente non ultimo, Javer Cercas, di cui ho letto con un’emozione particolare due libri, che ho trovato bellissimi: mi riferisco a Soldati di Salamina e a La velocità della luce. 

Ho pensato perciò di scrivere un invito alla lettura di La velocità della luce, romanzo pubblicato in Italia nel 2006. Il protagonista, che è anche il narratore in prima persona, è un aspirante scrittore spagnolo, che nella parte finale si identificherà con lo stesso autore Javer Cercas, il quale, dopo la pubblicazione di romanzi quasi ignorati dal pubblico e dalla critica, ottenne un grande successo con Soldati di Salamina.

Del resto è lo stesso Cercas a dichiarare in un’intervista che i romanzi sono sempre in qualche modo autobiografici e concorda con Lliosa quando dice che la letteratura è uno streeptease al contrario: nei romanzi c’è sempre la parte nuda: i nostri sogni, la nostra vita, in cui fatichiamo a riconoscerci. 

lunedì 16 luglio 2012

L'Africa in valigia

Suggerimenti bibliografici della libreria Griot di Roma:  


1. Romanzi africani: 
- Mia Couto, (Mozambico), Veleni di Dio, medicine del diavolo. L’amore di Sidonio Rosa, giovane medico portoghese, per la bella mulatta Deolinda, sullo sfondo di una città in cui nulla è come appare.
- Emmanuel Dongala, (Congo), Jazz e vino di palma. Un classico della letteratura africana, otto racconti tra l’amore per il jazz e per la vita.
- Ondjaki, (Angola), Le aurore della notte. Un racconto popolato da personaggi caleidoscopici sullo sfondo di una città, Luanda, profondamente amata dall’autore.
- Alain Mabanckou, (Congo), Domani avrò vent’anni. Uno dei più importanti scrittori africani di lingua francese torna alle sue origini, all’infanzia trascorsa a Pointe-Noire. Un esilarante...

domenica 15 luglio 2012

Mia Couto, Dalla cecità collettiva all'apatia

Di Mia Couto ha già scritto su questo blog Caterina Fiore, alias Xochitl2, nel post del 4 febbraio 2012 dal titolo Due opere di Mia Couto, in occasione della pubblicazione di due suoi opere.

Voci all’imbrunireMia Couto, nato a Beira, in Mozambico, nel 1955, figlio di emigranti portoghesi, dal 1974 si dedicò  al giornalismo, diventando prima direttore dell'AIM, agenzia nazionale di stampa, poi di settimanali e quotidiani.
Nel 1985 decise di lasciare il giornalismo attivo e riprese gli studi universitari interrotti, laureandosi in biologia e dedicandosi alla ricerca e all'insegnamento.
Nello stesso tempo cominciò a pubblicare poesie e racconti. Di questi ultimi in Italia venne tradotta nel 1989 la raccolta Voci all'imbrunire (Edizioni Lavoro, Roma 1989). L'opera, purtroppo non più in catalogo, è però presente in molte biblioteche, tra cui la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia: magia, ironia, tragedia si intrecciano nei racconti, rappresentando molti aspetti di un paese problematico, ma vitale, un paese dove le antiche tradizioni si mescolano alla modernità.
Recentemente Mia Couto ha inaugurato l'anno accademico presso la Facoltà di Arte e Comunicazione della Università Eduardo Mondlane di Maputo, con un bellissimo discorso dal titolo Dalla cecità collettiva  all'apatia. In esso lo scrittore indica l'assuefazione al negativo come fonte di tanti mali: non indignarsi per la violenza, l'ingiustizia, la corruzione, il cattivo funzionamento ecc. equivale ad accettare e, prima o poi, a giustificare. Couto, ricordando con emozione i suoi anni da insegnante, rivendica  alla cultura il ruolo fondamentale di "più potente veicolo di giustizia sociale" e strumento di lotta contro il diffuso meccanismo "che banalizza l'ingiustizia e rende invisibile la miseria materiale e morale."

sabato 14 luglio 2012

Yousef al-Mohaimeed, Le trappole del profumo

Le trappole del profumoTra tutte le letterature del Medio Oriente una delle meno conosciute in Italia è quella dell'Arabia Saudita. Nel 2011 è uscito presso la casa editrice Aisara, Le trappole del profumo dello scrittore e giornalista Yousef al-Mohaimeed, vincitore in quell'anno del premio Alziator di Cagliari, nella sezione Mediterraneo.

A una stazione degli autobus un uomo, sul punto di lasciare per sempre la città e il posto di lavoro dove viene regolarmente umiliato e sbeffeggiato dagli altri dipendenti e dai superiori, ripercorre nel ricordo le tappe della sua vita, che lo hanno portato alla sua degradante situazione. Lui, Turàd, appartenente a una tribù di beduini, era un predone del deserto, fiero e senza paura, ma  a un certo punto,  qualcosa di gravissimo gli è successo, un episodio misterioso che lo ha sconfitto per sempre e che lo ha lasciato mutilato di un orecchio. 
Questo fatto indicibile lo ha spinto a lasciare la sua tribù e a cercare rifugio nella città, così diversa dal mondo arcano e selvaggio da cui proviene.
Anche la vita del sudanese Tawfik, che lavorava nello stesso ufficio di Turàd, è stata segnata da un atroce destino: rapito da bambino e venduto come schiavo, è stato successivamente evirato. Turàd ricorda il racconto terribile del compagno e la sua sofferenza senza fine.

venerdì 13 luglio 2012

Yasmine Chami, Cerimonia

Front CoverDonne Altrove è una collana della casa editrice torinese Il Leone Verde dedicata all’area femminile: le autrici sono donne, il cui sguardo osserva la vita nella sua complessità e nelle sue contraddizioni. 
Altrove è lo spazio di territori lontani di cultura islamica o medio orientali, in cui si muovono le protagoniste di storie, che sono i luoghi della vita o delle memorie delle autrici. 

Perfettamente pertinente è il romanzo Cerimonia, primo della collana, pubblicato in Italia nel 2003. L’autrice è Yasmine Chami, nata a Casablanca nel 1967. Dopo avere trascorso l’infanzia in Marocco, si è trasferita a Parigi, dove si è laureata in antropologia. Cerimonia è il suo primo romanzo. Si tratta di un'opera breve, solo 106 pagine più un glossario, ambientata in Marocco, in una grande casa borghese all’ombra del nespolo, dove fervono i preparativi per una cerimonia: il matrimonio di Said, fratello di Khadija e cugino di Malika, che sono le due donne in primo piano. Il romanzo è costruito attraverso molte altre voci femminili di madri, nonne, zie e soprattutto, attraverso il monologo di Khadija: attraverso il flusso dei pensieri, i colloqui, i ricordi, i rimpianti, come scrive Tahar Ben Jelloun su Le Monde, Yasmine Chami ricostruisce un quadro molto preciso della società marocchina tradizionale di Fes. 

giovedì 5 luglio 2012

Cinquantesimo anniversario dell'indipendenza algerina

Battaglia nelle strade di Algeri
Esattamente cinquant'anni fa, al termine di una guerra durata oltre sette anni e costata centinaia di migliaia di morti (un milione addirittura, secondo le stime diffuse dal Fronte di Liberazione Nazionale), veniva proclamata l'indipendenza dell'Algeria. Dopo 132 anni, finalmente, il paese, per superficie il più vasto di tutto il continente africano, da quando, nel 2011, il Sudan si è diviso in due stati indipendenti, riacquistava la sua libertà, una meta cui gli algerini non avevano mai smesso di aspirare. Un bell'articolo di Bernardo Valle su Repubblica.it  di oggi, nella pagina Esteri, rievoca l'ingresso in Algeri degli eroi della rivoluzione.
Esultanza dopo la vittoria
Occupata Algeri nel 1830, quando il dey della città aveva ceduto le armi, i Francesi avevano gradatamente conquistato tutto il paese, non senza difficoltà e incontrando resistenze tenaci, e avevano poi attuato una colonizzazione totale, facendo dell'Algeria una territorio di popolamento (centinaia di migliaia di coloni, i cosiddetti pieds-noirs, arrivarono dalla Francia): si giunse addirittura a proclamare l'Algeria "territorio metropolitano d'oltremare". Nelle scuole algerine si insegnava il francese e gli studenti imparavano che la capitale era Parigi e i loro antenati erano i Galli: è vero, in ogni caso, che pochi erano gli Algerini che potevano frequentare le scuole, dove, appunto, non venivano di certo insegnati né  l'arabo né le tradizioni e la storia degli indigeni.

martedì 3 luglio 2012

Calixthe Beyala, Come cucinarsi il marito all'africana

Come cucinarsi il marito all'africanaParlare o scrivere di cucina è senz’altro di moda: è sufficiente tenere conto dei tanti libri pubblicati o delle tante trasmissioni televisive di questi ultimi anni. Come cucinarsi il marito all'africana di Calixthe Beyala ha anticipato nel 2000 questa moda, perché è insieme un romanzo breve e un libro di ricette esotiche della cucina africana: 25 ricette, sfiziose, succulente e rigorosamente africane per gusto e uso degli ingredienti, seguono i singoli capitoli in cui si sviluppa il romanzo. Non siamo in Africa, ma a Parigi e la protagonista è mademoiselle Aissatu, africana, trapiantata da tempo in Francia, dove si guadagna la vita pulendo i cessi pubblici. 

“Li conosco uno per uno e potrei descrivervi ogni tipo di uomo che li frequenta.”  
“Offro la mia felicità in un pacchetto di sorrisi alla clientela preoccupata di una diarrea o che agita il sedere per distrarre un bisogno urgente di pisciare.”

Non so quando sono diventata bianca, ma so che esfolio la pelle a suon di Venere di Milo e, secondo la stessa logica, torturo il corpo fino a renderlo minimalista: non ho seno e il mio sedere è piatto come la terra perché come da stereotipo, piacere agli uomini bianchi è cosa buona e giusta. Tavola da surf uguale bella donna. E per questo diete e palestre, saune, per “spomparci”.  


sabato 30 giugno 2012

Malika Mokkedem, Gente in cammino


Gente in camminoGente in cammino, scritto e pubblicato in Francia nel 1990 e in Italia nel 1994 da Malika Mokkedem, una scrittrice algerina di lingua francese, è ormai considerato un classico della letteratura maghrebina per i temi trattati, quali la condizione femminile, l’attaccamento alle tradizioni, il desiderio di emancipazione, il dialogo tra le culture.

Malika Mokeddem, figlia di nomadi, è nata nel 1949 e cresciuta a Kenadsa, un villaggio del deserto algerino, ha studiato medicina all'università di Orano, prima di essere costretta, per motivi politico-religiosi, a lasciare il suo paese e a trasferirsi in Francia. Qui ha esercitato la professione medica, finché dal 1985 ha cominciato a dedicarsi alla scrittura e, negli anni Novanta, ha conosciuto il successo con il romanzo semi autobiografico  Gente in cammino.

Nel 2008 le è stato attribuito il premio Grinzane Terra d’Otranto per il suo impegno a difendere nel Mediterraneo la pace, la tolleranza e il rispetto delle differenze, quali motori dell’incontro tra le civiltà.Gente in cammino  è una storia quasi vera, che ci fa conoscere l’Algeria, il deserto, le  donne della sua famiglia, dagli anni della sanguinosa guerra di indipendenza (1954-62) fino agli anni ottanta e alle lotte per il potere.
Leyla, la protagonista del racconto, nasce in quegli anni e vede il suo paese trasformarsi, osserva e subisce i cambiamenti politici e sociali dalla particolare prospettiva del mondo femminile.

venerdì 29 giugno 2012

Nadia Ghulam e Agnès Rotger, Il segreto del mio turbante

Ancora la storia di una donna coraggiosa, ancora una testimonianza autobiografica di grande forza emotiva.

Il segreto del mio turbanteE' uscito da poco in Italia, Il segreto del mio turbante di Nadia Ghulam (Sperling& Kupfer, 2012), dove, con l'aiuto della giornalista catalana Agnès Rotger, l'autrice racconta la propria drammatica storia. Nata in Afghanistan prima dell'avvento dei talebani, la giovane donna ci parla della sua infanzia felice in una splendida Kabul non ancora sconvolta dalla guerra. L'età della spensieratezza finisce all'improvviso quando, a nove anni, rimane gravemente ferita e sfigurata dall'esplosione di una bomba che colpisce la sua casa.
Agnès Rotger e Nadia Ghulam

Comincia così per Nadia un terribile calvario di sofferenze sia fisiche, con decine di operazioni chirurgiche, sia morali, a causa del graduale impazzimento del padre e della morte dell'unico fratello maschio. Per di più il sopraggiunto regime dei talebani impone al paese inconcepibili restrizioni, tra cui il divieto per le donne di lavorare e studiare.
Resasi conto della precarietà della situazione familiare, Nadia prende una pericolosa ma indispensabile decisione, quella di travestirsi da maschio per guadagnare di che sopravvivere.

mercoledì 27 giugno 2012

Sindiwe Magona, una voce per il Sudafrica


La vita della scrittrice sudafricana Sindiwe Magona potrebbe essere presa come modello della lotta di una volontà indomabile contro condizioni di partenza che difficilmente avrebbero potuto essere più avverse.

Nata in un villaggio sudafricano negli anni precedenti l'apertheid, (come ci racconta nella sua autobiografia Ai figli dei miei figli) Sindiwe ha sperimentato fin dall'infanzia condizioni alienanti e crudeli, come la privazione di ogni comfort materiale,  lo sradicamento dalla comunità in cui era cresciuta, a causa delle leggi che concentravano gli africani in townships squallide e degradate,  le difficoltà di studiare, in una società che poneva mille ostacoli alla formazione culturale dei neri.

Nonostante tutto, tale era la sua volontà che Sindiwe riuscì ad acquisire il diploma di maestra, per poi rendersi conto però di quanto fosse difficile per gli insegnanti di colore svolgere dignitosamente il proprio lavoro, nelle scuole che il governo degli Afrikaaner riservava loro: la prima classe in cui si trovò ad insegnare, per esempio, era composta di settantadue alunni, privi di tutto, matite, gomme, libri di testo... Fu così che Sindiwe comprese che i programmi scolastici per le popolazioni indigene erano solo una tragica farsa, il cui vero scopo era quello di mantenere il più possibile nell'ignoranza le popolazioni locali, per le quali il governo dei Boeri non aveva intenzione di "sprecare" risorse.

giovedì 7 giugno 2012

Kader Abdollah, Il messaggero

Il messaggeroAmo molto Kader Abdollah, autore iraniano, che, costretto ad emigrare per motivi politici, è considerato uno dei migliori scrittori olandesi contemporanei. L’Olanda, infatti, è diventata la sua seconda patria e la l’olandese la lingua d’uso dei suoi romanzi. Scrittura cuneiforme ( 2003 ) è uno dei miei romanzi preferiti di questo ultimo decennio, seguito poi da La casa della Moschea, pubblicato nel.2008.

Il messaggero è la biografia di Maometto ed io trovo interessante il fatto che a scriverla sia un iraniano di formazione marxista, che comunque continua a definirsi laico, anzi ateo, anche se nato in una famiglia musulmana. In casa sua gli eroi erano Maometto e Fatima, gli eroi di Kader giovane Fidel Castro e Che Guevara. Solo in tarda età deciderà di leggere il Corano. Lo troverà difficile prima, poi bellissimo: pericoloso se usato come libro di regole, più bello e pieno di poesia rispetto alla Bibbia, a cui Maometto ha attinto abbondantemente. 
 Nel 2009 Abdollah, dopo tre anni di intenso lavoro, ha pubblicato in Olanda due opere:  Il messaggero, un racconto e De Koran. una traduzione.