giovedì 7 giugno 2012

Kader Abdollah, Il messaggero

Il messaggeroAmo molto Kader Abdollah, autore iraniano, che, costretto ad emigrare per motivi politici, è considerato uno dei migliori scrittori olandesi contemporanei. L’Olanda, infatti, è diventata la sua seconda patria e la l’olandese la lingua d’uso dei suoi romanzi. Scrittura cuneiforme ( 2003 ) è uno dei miei romanzi preferiti di questo ultimo decennio, seguito poi da La casa della Moschea, pubblicato nel.2008.

Il messaggero è la biografia di Maometto ed io trovo interessante il fatto che a scriverla sia un iraniano di formazione marxista, che comunque continua a definirsi laico, anzi ateo, anche se nato in una famiglia musulmana. In casa sua gli eroi erano Maometto e Fatima, gli eroi di Kader giovane Fidel Castro e Che Guevara. Solo in tarda età deciderà di leggere il Corano. Lo troverà difficile prima, poi bellissimo: pericoloso se usato come libro di regole, più bello e pieno di poesia rispetto alla Bibbia, a cui Maometto ha attinto abbondantemente. 
 Nel 2009 Abdollah, dopo tre anni di intenso lavoro, ha pubblicato in Olanda due opere:  Il messaggero, un racconto e De Koran. una traduzione.
Il Corano è una personale versione del testo sacro, basata sull’originario Corano arabo del padre, ma integrata da quattro edizioni persiane e da cinque traduzioni nederlandesi. E’ un testo semplificato, composto da 114 sure originali, ordinate secondo un criterio cronologico. L'autore ha eliminato numerose ripetizioni ed è essenziale nelle scelte lessicali. Ha dichiarato che è un Corano "modello polder”, perchè gli olandesi possano leggerlo, capirlo, giudicarlo e spiegarlo ai propri figli. All’inizio di ogni sura ha inserito un disegno-icona dei Paesi Bassi: una mucca, un tulipano, un mulino a vento…anche il cofanetto, che in Olanda riunisce Il Messaggero e Il Corano, è contrassegnato da un tulipano semichiuso.

Abdollah ci tiene a precisare che il tulipano è arrivato in Olanda non prima del 1570: non è dunque originario dell’Olanda, ma viene dall’Oriente. In Persia il tulipano era già venerato intorno al 1050 a Isfahan, a Bagdad e cantato dal poeta Omar Kayayyiam come metafora della perfetta bellezza femminile. Il tulipano diventa, dunque, per Kader Abdollah metafora di quel ponte che da sempre vuole gettare tra due culture, tra due civiltà. Le sue opere si muovono tutte in questa direzione e vogliono evidenziare il volto moderato dell’islam. 

Il Messaggero è una biografia romanzata secondo la precisazione iniziale: "Benché le storie e gli avvenimenti narrati siano basati su fatti storici, il libro va letto secondo le leggi della letteratura.” Si tratta di fiaba e storia insieme, narrate da Zaid che è un katib, cioè cronista, figlio adottivo di Maometto, alter ego dello stesso Kader. E' una storia corale, perché raccontata a più voci da familiari, amici, artigiani, domestici, poeti. Di essa colpisce l’andamento favolistico, l’atmosfera esotica, la pacatezza della narrazione. 
Il narratore è un testimone che dà voce ad altri, così come Kader fa da anni, tenendo  su un quotidiano olandese una rubrica che si intitola "Mirza il cronista”. 

 Omar, successore di Maometto, alla sua morte chiede a Zaid di raccogliere i suoi testi, cioè di trascrivere il Corano, di cui non esisteva nulla di scritto:

"Per prima cosa andai a trovare le mogli di Maometto. Mi diedero frasi che avevano scritto su fogli di carta, ricamato su camicie da notte, fatto incidere su monete d’oro…Poi viaggiai…fino agli estremi confini del paese, alla ricerca di altri testi. Ascoltai e annotai. Dopo sette mesi tornai con tre cammelli carichi. Il carico consisteva in pergamene su cui i testi del Corano erano scritti, in grandi ossa di cammello..in stoffe su cui le parole erano ricamate e in frammenti di legno su cui le frasi erano intagliate." 

Zayd, chiuso in casa per un anno intero per scrivere il Corano, si rende conto che per capire il testo sacro bisogna capire Maometto. Zyad allora si rimette in viaggio per raccogliere frammenti della vita del Messaggero. 

Il Maometto che conosciamo attraverso questa biografia è soprattutto un uomo con le sue debolezze, che ha trasformato un popolo di seminomadi poveri e ignoranti, governato da leggi tribali. Al centro della biografia c'è la Mecca, dove alla Ka’bah si conservavano 365 idoli: “noi che abitavamo nel deserto eravamo arretrati rispetto ai popoli civili ( persiani, bizantini…) che avevano un unico Dio e un unico libro.” Alla Mecca la gerarchia del potere aveva questo ordine: gli idoli, i proprietari di schiavi, i grandi mercanti, gli ebrei, i cammelli, gli uomini, gli schiavi, le schiave, le capre, le donne. Ogni uomo benestante poteva avere 20-30 mogli a casa, più le schiave fuori casa. Gli uomini si vergognavano quando una moglie partoriva una figlia femmina. Chi ne aveva già tante la offriva neonata in sacrificio agli idoli. Maometto mercante, membro di un clan importante, analfabeta e poeta, quanto mai curioso, sognava un popolo più civile senza usanze barbare, più rispettoso delle donne. Faticò a convincere la gente che era il messia di Allah, messaggero rivoluzionario, anche perché Allah non si serviva di miracoli per trasmettere queste nuove idee. Analfabeta, imparerà a leggere libri particolari che scopriva nei suoi viaggi, in particolare la Bibbia. 

Nel racconto c’è anche chi lo accuserà di avere derubato il testo ebraico in molti passaggi. Maometto è il messaggero che rifiuta gli idoli e vuole far conoscere Allah, il Dio unico "creatore dell’uomo, degli asini, delle api, delle formiche, delle mele e dei datteri…creatore della luce e del moscerino.” 
 Se era difficile essere capito dai mercanti, fu più facile rivolgersi agli schiavi e alle donne. Sono loro che all’inizio costituiscono “l’esercito di Allah”. Allah è un concetto nuovo espresso in una lingua araba nuova, di una freschezza sconcertante. Il poeta Janid dice che  "la sua prosa è simile a tralci di datteri. Maometto inizia a parlare di una cosa, a metà discorso si interrompe per parlare di un’altra. Proprio come un tralcio di datteri che si biforca, ma resta intero e forma un’unità.”  Maometto che predicava la non violenza diventerà violento, per conquistare il potere, la Mecca, nonostante la fuga e l’insediamento a Medina. 

Come scrive Gert J Peleenl’evoluzione da vox clamantis in deserto in despota spietato viene presentata come un processo quasi ineluttabile.”  Nelle ultime pagine del Messaggero Maometto è un vecchio ammalato che ama giocare con i nipotini, come un nonno qualunque. In punto di morte è vegliato come una tigre da Aisha, che impedisce a chiunque di entrare, soprattutto alle altre mogli. E’ lei a raccontare a Zyad le ultime ore di Maometto. E’ Aisha, la giovane moglie dai capelli rossi che, spostandosi a dorso di elefante. diventerà la donna più potente della terra . Del racconto di Kader Abdollah non so quanto è storia, o quanto è favola: non ho alcuno strumento per dirlo. E’ comunque una favola piacevole da leggere e certamente non gratuita, conoscendo il rigore di Kader Abdollah. 

Kader Abdollah, Il messaggero, Iperborea, 2010, pp.299

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