lunedì 9 aprile 2012

Pluralità di sguardi e prospettive sul mondo musulmano

II incontro del ciclo dedicato all'Africa mediterranea dall'Università dell'età libera Il Crostolo: relatrice ancora la dott.ssa Veronica Amadessi:

Sintetizzo per punti:
1) Precisazione sull’uso del termine Islam e Musulmano: Musulmano per indicare persone, Islam invece per indicare cose, oggetti, istituzioni, per cui, per esempio, non si dice terrore islamico, ma musulmano.
• Il sostantivo musulmano identifica una persona che segue la religione islamica, "devoto a Dio" o "sottomesso a Dio”.
• Il termine islamico, originariamente solo un aggettivo (ad es. i valori islamici), per l'insistente uso proposto in questo senso dai mass media, ha cominciato ad acquisire anche un valore sostantivale, indicando in maniera convenzionale gli appartenenti ai movimenti "fondamentalisti", più o meno militanti (ad esempio "gli islamici di al-Qāʿida", o gli appartenenti ai gruppi del jihad islamico).

2) Il mondo musulmano è un mondo eterogeneo, meglio parlare di mondi. Dalla morte di Maometto (632) all’invasione dei Mongoli nel 1248, l’Islam si è diffuso presso...
le diverse popolazioni con risultati diversi in base ai diversi substrati a cui si sovrapponeva e a seconda che venisse tollerato o assimilato.

3) Il pellegrinaggio alla Mecca è un’assimilazione, perché preesistente nei riti dei politeisti nomadi della Mecca. Il pellegrinaggio alla Mecca è l'ultimo pilastro dell'Islam. L'esecuzione del Hajj almeno una volta nella vita è obbligatoria per tutti quelli che siano in grado di affrontarlo, economicamente e fisicamente, e circa due milioni di persone si recano alla Mecca ogni anno. Il pellegrino indossa una tenuta distintiva composta da due pezze di stoffa non cucite, per lo più di colore bianco, che non mostrino differenze di classe sociale e di cultura, perché tutti sono uguali davanti a Dio. L'esecuzione del Hajj coinvolge una serie di rituali, compresa la circumdeambulazione antioraria del più importante santuario islamico, la Ka'bah.

4) Un esempio di tolleranza da altre culture, per esempio in Iran oggi, è il Nowruz, una ricorrenza tradizionale che celebra il nuovo anno e che è festeggiata in Iran, Azerbaigian, Afghanistan, Albania, Georgia, in vari paesi dell'Asia centrale, in Iraq, Pakistan, Turchia ed in molti altri paesi. Ricorre il 21 marzo, venendo di fatto a coincidere con l'equinozio di primavera.
Nato in ambito persiano pre-islamico, e inizialmente festa sacra zoroastriana, il Nowrūz viene celebrato da molti sufi. Nei paesi iranici esso viene considerata una festa (ʿĪd) popolare, ma non religiosa, simile al capodanno dei paesi occidentali., viene anche celebrato ovviamente come data di inizio della primavera.
Viene festeggiato con oggetti simboli di un nuovo giorno, le “'Haft Sîn ("Sette 'S'"): Haft Sin non è un pasto, ma la preparazione di una tavola con sette elementi il cui nome inizia con 'S' in persiano. Il sette è un numero sacro e simboleggia i sette arcangeli con l’aiuto dei quali, quasi tremila anni fa, Zarathustra ha fondato la sua religione. L'haft Sin porta agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita. l'Haft Sîn è costituito anche dal particolare modo di disporre ed imbandire la tavola, che viene adornata nel modo più bello possibile, con fiori, il libro sacro seguito dalla famiglia, la bandiera tricolore persiana. Non mancano mai le candele accese, una ciotola di acqua a simboleggiare la trasparenza della vita e una foglia sull'acqua per la caducità della vita, lo specchio per essere visibili come siamo.
 sabzeh - chicchi di lenticchie, orzo o frumento, germogliati(sabzeh)a simboleggiare la rinascita
 samanu - un impasto di orzo germogliato e tostato, a simboleggiare l' abbondanza
 senjed - frutti secchi di oleastro, è legante, a simboleggiare l'amore.
 sîr - aglio, a simboleggiare la salute
 sîb - mele , scrupolosamente rosse, a simboleggiare la bellezza
 somaq - bacche di Sumac, a simboleggiare l'asprezza della vita
 serkeh - aceto, a simboleggiare la pazienza e la saggezza.
La tavola rimane imbandita per tredici giorni; il tredici di Farvardin, primo mese dell'anno persiano, la tavola viene sparecchiata.

5) La conquista di un territorio non corrisponde sempre ad una conquista culturale: la corrente sciita si distingue da quella sunnita prevalente nell’islam.
Il Sunnismo, orientamento nettamente maggioritario dell'Islam - circa il 90% dell'intero mondo islamico -  prende il suo nome dal termine arabo "Sunna" (consuetudine), riferita al profeta dell'Islam Maometto.
Nato ultimo nella discussione teologica islamica, il Sunnismo si differenzia essenzialmente dallo Sciismo (organizzatosi come dottrina prima del Sunnismo) per il suo netto rifiuto di riconoscere la pretesa degli Sciiti che la guida della Comunità islamica (Umma) dovesse essere riservata alla discendenza del profeta Maometto attraverso sua figlia Fatima e suo cugino ʿAlī.
Tra Sunnismo e Sciismo, con l'andar del tempo, si sono create differenze in campo puramente giuridico (ad es. il cosiddetto "matrimonio a termine" è ammesso dallo Sciismo ma non dal Sunnismo), ma tali differenze non hanno mai intaccato la consapevolezza di aderire a un comune assetto dogmatico. Sunniti e Sciiti si ritengono quindi vicendevolmente musulmani a pieno titolo (pur restando ognuna delle parti convinta che l'altra parte sia in errore su talune questioni).
La corrente scita nasce alla morte di Ali e si caratterizza per una spiritualità esagerata, con l’attaccamento ad un sentimento religioso di dolore, di pathos, più che per i sunniti. Nel substrato vi era questa base, espressione di una teatralità, del sentimento di ingiustizia, perché i discendenti di Alì furono assassinati .
TA’Ziyen sono chiamate in Persia le rappresentazioni teatrali, che fanno rivivere la battaglia di Kerbala, in cui nel 680 fu trucidato con tutta la famiglia e il suo seguito il nipote di Maometto al-Ḥusayn ibn ʿAlī. Le cause del massacro di Kerbelāʾ, perpetrato dalle truppe omayyadi , affondano le loro radici nella lotta che contrapponeva la famiglia alide (che si riteneva unica legittimata a governare la Umma) al fondatore della dinastia califfale di Damasco
La morte di al-Ḥusayn è uno dei miti fondativi della Shiʿa. Ancora oggi, nel giorno della ʿāshūrāʾ, immensi cortei di pellegrini sfilano nella città santa di Kerbelāʾ. Le manifestazioni si trasformano in grandi rappresentazioni collettive di massa che mettono in scena il martirio di al-Ḥusayn. Nelle moschee si rievocano gli eventi dolorosi che portarono alla tragedia. I fedeli, vestiti a lutto, piangono come se avessero perso una persona cara. Chiunque nel decimo giorno del mese di muḥarram (il mese in cui si celebrano i riti) riesca a visitare la tomba del terzo imam e ad offrire l'acqua agli altri visitatori assetati, è come se l'avesse data all'esercito di al-Ḥusayn, atto che simboleggia la tipica tensione sciita alla pietas. L'evento simbolico più significativo è rappresentato dalle processioni di autoflagellanti. Migliaia di persone si coprono il capo di cenere, battono il suolo con la fronte, si fustigano a sangue, mentre partecipano ai cortei di afflizione che seguono la salma immaginaria di al-Ḥusayn. Si rappresenta in tal modo la volontà dell'intera comunità di sottomettersi volontariamente alla tortura, di morire in gruppo per la difesa della causa: come al-Ḥusayn a Kerbelāʾ. Sin dalla battaglia di Kerbelāʾ, la Shīʿa si percepisce come un movimento di rivolta contro l'ingiustizia.

6) Rapporti in Iran tra substrato zoroastriano e islam.
Lo Zoroastrismo o Mazdaismo è una religione e filosofia basata sugli insegnamenti del profeta Zoroastro o Zarathustr. Fu fondata prima del sesto secolo a.C. nell'antica Persia.. Oggi i seguaci del zoroastrismo vivono soprattutto nell'India occidentale e sono chiamati 'parsi'. I loro antenati fuggirono dall'Iran,quando questo divenne un Paese islamico.
Lo Zoroastrismo è stato per secoli la religione dominante in quasi tutta l'Asia centrale, dal Pakistan all'Arabia Saudita, fino alla rapida affermazione della religione islamica nel VII secolo..
Lo Zoroastrismo è una religione monoteista; il suo testo religioso, l'Avestā: è una religione del libro e nodo centrale della religione la lotta tra il bene e il male. Agli inizi della creazione, il Dio Supremo ("Ahura Mazda") è caratterizzato da luce infinita, onniscienza e bontà; esso crea lo "spirito benefico", opposto ad uno spirito malvagio delle tenebre, violenza e morte. Il conflitto cosmico risultante interessa l'intero universo, inclusa l'umanità, alla quale è richiesto di scegliere quali delle due vie seguire. Lo zoroastrismo fu la religione favorita dalle due grandi dinastie dell'antica Persia, gli Achemenidi ed i Sassanidi.   Yazd è un centro importante dello Zoroastrismo, il luogo più antico.
Centro del culto è sia il fuoco domestico, custodito in un apposito braciere, sia quello dei templi, che, secondo una pratica affermatasi a partire dal IV secolo a. C., è mantenuto sempre acceso.
Dopo la morte il corpo, avvolto in un sudario di cotone, viene trasportato con un catafalco di ferro e posto su una torre di pietra dove la carne si decompone rapidamente e viene divorata dagli avvoltoi, mentre le ossa si sbiancano al sole e al vento.
Le torri del silenzio sono una istituzione tipica della religione di Zarathustra. Esse sono costituite da impalcature di legno fino a 10 metri di altezza, che sostengono una piattaforma esposta ai venti, e servono per la deposizione dei cadaveri, che lì esposti, vengono smembrati e divorati dagli uccelli rapaci.
Per lo zoroastrismo il fuoco è sacro, e pertanto non può toccare i cadaveri, considerati impuri, rendendo impossibile il ricorso alla cremazione. Non si ricorre alla sepoltura, perché anche la terra era sacra e come tale non poteva essere contaminata.
La scomparsa del cadavere per via degli uccelli, che non toccando terra restano in aria e negli alberi, risolveva questo dilemma.
Ahura Mazda è simboleggiato dal fuoco, considerato dagli zoroastriani la sostanza più sacra per il fatto che rappresenta l'emanazione divina. Poiché il fuoco simboleggia il potere, la presenza e la purezza di Ahura Mazda, deve costantemente essere tenuto acceso nei templi del fuoco.
La produzione letteraria dei mistici usa un campo semantico legato alla metafora del fuoco: l'esperienza mistica è “un fuoco divino che divora l'uomo interamente".

II PARTE: Letteratura preislamica

7) E' nel politeismo e nel magico che vanno ricercate le radici e le basi della letteratura preislamica. Quei testi che hanno permesso anzitutto lo sviluppo della lingua araba e che ci presentano una cultura ricca di tradizioni utili per capire alcuni dettami della futura religione islamica. Ci troviamo nel periodo della ğiahilyya, l'età dell'ignoranza (dalla fede islamica) che non permetteva, secondo gli studiosi successivi, di avere una visione illuminata della realtà. Ecco allora che prendono valore la figura del cammello o del cavallo, così come quella della donna o dell'onore piuttosto che la fede nel dio unico Nel V-VI secolo si svolgevano a Mecca delle gare poetiche che riscuotevano enorme successo, è probabile che le dieci mu’allaqat a noi rimaste siano le vincitrici di questi agoni.
Mu‘allaqāt èla raccolta più nota di poesie arabe, composte probabilmente nel VI secolo, cioè in epoca preislamica e riunite insieme però nel VIII secolo; nei secoli queste poesie sono divenute un modello per i poeti arabi.  Date le tematiche per lo più contrarie ai precetti islamici e a causa di un’alta presenza di tematiche erotiche, è certo che molte delle opere preislamiche siano state distrutte con lo stabilirsi della fede islamica. Le dieci che rimangono sono di un tale spessore culturale, simbolico e stilistico che non potevano andare disperse.
Le tematiche delle mu’allaqat sono standard, tutte presentano la medesima struttura e hanno solitamente l’incipit caratterizzato dal compianto per l’amata ormai perduta, spesso perché di tribù diversa da quella del poeta, e il ricordo dei momenti passati insieme; il ricordo dell’amata è poi il mezzo per passare alla descrizione del poeta (rango sociale, che si può comprendere anche solo dalla sua cavalcatura, e coraggio in battaglia) e delle sue avventure. Questi racconti permettono al poeta di descrivere le proprie doti puntando accuratamente l’attenzione su due tematiche care al tempo preislamico: vincolo di sangue e ospitalità. Il primo è il patto antico che si veniva a consolidare tra l’individuo e la sua tribù di appartenenza, che trova le sue origini nei beduini e che per tradizione si consolida anche nei gruppi sedentari; il secondo è invece valore cardine che verrà poi accettato anche dalla religione islamica
È una sorta di canone poetico, che ha avuto gran diffusione tra gli Arabi e dà un’idea adeguata delle più caratteristiche qualità della poesia del deserto.
Il Poeta cantore è
1 SHAI’R colui che sente ed ha valore sacrale.
2 MAJNUN, l ’invasato dai Jinn, il folle, è uomo comune.
Il Folle e Layla - i (Majnun e Layla)(Qays e Layla), in lingua persiana è una classica storia araba di un amore contrastato. È basata sulla storia vera di un giovane chiamato Qays ibn, originario del nord della Penisola araba, durante il periodo omayyade nel VII secolo. In una versione, egli passa la giovinezza con Layla, dopo aver visto Layla, se ne innamora perdutamente, impazzisce quando il padre gli impedisce di sposarla; perciò venne chiamato Majnun-e Layla ovvero "Il pazzo di Layla". E’ una storia che ricorda Giulietta e Romeo.

8) Nell’epoca della Rivelazione  vi è diffidenza, sospetto verso la poesia (v Corano XXVI 224-27).
Sura 26, “I Poeti” è una Sura Meccana; il suo nome deriva dal Versetto 224 che ci dice che soltanto chi è traviato segue i poeti. Ciò significa, ovviamente, che Maometto non è un poeta e che il Corano non è solo una composizione poetica, ma una rivelazione divina, benché i pagani della Mecca rifiutino pervicacemente di accettarlo.
“Credi solo ad Allah (v. 213), non ai maledetti poeti (v. 224 ).

9) Il Sufismo è la forma di ricerca mistica tipica della cultura islamica.  E’ la scienza della conoscenza diretta di Dio; le sue dottrine e i suoi metodi sono derivati dal Corano, anche se il Sufismo utilizza concetti derivati da fonti tanto greche quanto persiane antiche e indù. Comunque, nonostante le idee prese in prestito da culture e religioni precedenti, si può affermare che l'essenza del Sufismo sia prettamente islamica.
Col termine derviscio si indicano i discepoli di alcune confraternite islamiche che, per il loro difficile cammino di ascesi e di salvazione, sono chiamati a distaccarsi nell'animo dalle passioni mondane e, per conseguenza, dai beni e dalle lusinghe del mondo. Si tratta di un termine afferente a molte generiche confraternite islamiche sufi. I dervisci sono asceti che vivono in mistica povertà, simili ai frati mendicanti cristiani.
Esistono varie confraternite sufi, quasi tutte hanno avuto origine da un santo o un maestro musulmano come ʿAlī e Abū Bakr, rispettivamente quarto e primo califfo musulmano. Vivono in comunità monastiche simili a quelle cristiane.
In Turchia si pratica la celebre danza turbinante come metodo per raggiungere l'estasi mistica. Le danze sacre sono la più antica forma di trasmissione dei "misteri" che essi affermano pervenuti all'uomo dall'antichità.
Vi sono anche dervisci che cantano versi del Corano, suonando tamburi e danzando in gruppi; altri invece, soprattutto i sufi dell'Asia meridionale, prediligono la meditazione silenziosa.
Un'altra tipica espressione del Sufismo è nella letteratura in versi che annovera poeti di prima grandezza di espressione araba, come Ibn 'Arabi, o persiana, come Rumi.
Ibn ʿArabī (Murcia, 1165 – Damasco, 1240), è stato un filosofo, mistico e poeta arabo di origine spagnola.
Dopo alcuni anni di viaggio attraverso Arabia, Egitto, Asia Minore e altri luoghi, ormai maestro di grande fama, si stabilì a Damasco dove trascorse il resto della propria vita. Qui avvenne l' incontro, importante per gli sviluppi del sufismo. con il giovane Gialal al-Din Rumi, destinato a diventare il più grande poeta mistico della letteratura persiana medievale.
Ibn 'Arabi entrò nella vita mistica facendo professione di sufismo. Come poeta riprese tematiche della poesia preislamica. (v il pianto sulle rovine dell’accampamento e il tema della precarietà della vita).
Anchealāl al-Dīn Rūmī( 1207 – Konya,1273)) fu un poeta e mistico persiano. Fondatore della confraternita sufi dei "dervisci rotanti" (Mevlevi), è considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana. La poesia dei Sufi intende esprimere l'Amore divino, la vicinanza con l'Amato. Ogni amante mal sopporta la separazione o la lontananza dall'Amato. Con versi rimati, ritmati, melodici, l'intimità più profonda ne viene toccata.
Il poeta sufi non è tanto interessato ad una letteratura fine a se stessa, egli cerca il Vero (Al-Haqq) ed esprime così la sua piena realizzazione. Il mezzo per comunicare l'incomunicabile é la sua poesia.

10 ) Intertestualità nella letteratura contemporanea

Poeti contemporanei o recenti in cui affiorano tematiche della poesia preislamica o islamica delle origini.
Meddeb Abdelwahab,,scrittore tunisino vivente, nato a Tunisi, ma ormai da diversi anni trapiantato a Parigi, è conosciuto in Italia quasi esclusivamente per il saggio La malattia dell'Islam (Bollati Boringhieri), in cui ripercorre la storia e le caratteristiche dell'integralismo islamico. Lo scrittore, che ha al suo attivo una decina di opere tra poesie, saggi e romanzi, conduce ormai da molti anni una riflessione più ampia, su quella che  definisce la sua “doppia genealogia fra oriente e occidente”, una ricerca che lo ha portato ad approfondire la conoscenza dei grandi testi della cultura sufi.

Aalil Gibran (Bsharri, 1883– New York,1931) poeta, pittore e filosofo libanese di religione cristiano-maronita, emigrò negli Stati Uniti; le sue opere si diffusero ben oltre il suo paese d'origine: punto di riferimento dei letterati arabi emigrati, divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici. Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale. Fra le opere più note: Il Profeta (scritto in inglese) e Massime spirituali.

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