Albert Cossery è certamente uno scrittore poco conosciuto in Italia, anche se più volte candidato al Nobel
Nato in Egitto nel 1916, passata la giovinezza al Cairo, ha trascorso quasi tutta la vita in Francia, a Parigi, a Saint Germaine de Prés, all’hotel Louisiana, di cui occupava una camera dal 1945. E in quella camera è morto a 95 anni nel 2008. Nel 1997 dichiarava a Le Monde: “Così senza possedere nulla sono un uomo libero, un disertore della vita”.
E’ stato definito uno scrittore monaco per una sua volontaria austerità, anche se poi è difficile conciliare questa definizione con la vita da dandy nel Quartiere Latino, le frequentazioni con Camus, J. Genet, H. Miller, che già in Egitto lo aveva aiutato a pubblicare il suo primo romanzo. Amava anche sottolineare che era stato a letto con più di 3000 donne. Voleva fare concorrenza a Simenon, che fece analoghe dichiarazioni? Fu anche sospettato di essere una spia degli Stati Uniti.
Nella sua lunga vita, in 60 anni di carriera, ha scritto solo dieci romanzi in lingua francese, di cui otto tradotti in 15 lingue, raramente in arabo. Scrive in francese, pur continuando a sentirsi profondamente egiziano: “Io non sono francese, sono uno scrittore di lingua francese” Parlava un francese perfetto e aveva un particolare uso del francese, per scrivere: usava il francese classico per narrare, mentre nei dialoghi un francese che era un calco linguistico come traduzione letterale dall’arabo. Si può dunque affermare che Cossery ha contribuito all’arricchimento della lingua francese, come altri scrittori famosi: Beckett, Ionesco, Choran, Kundera, Agota Kristof e altri.