martedì 13 dicembre 2011

Caritas/ Migrantes Dossier statistico Immigrazione, 21° rapporto 2011

In varie parti d’Italia è stato presentato il Dossier Statistico sull’Immigrazione, il ventunesimo rapporto, a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes. A Reggio Emilia la presentazione è stata fatta nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio martedì 6 dicembre 2011.
Dopo alcuni interventi, è stato mostrato un video Dossier di Rainew, che con immagini e molte statistiche evidenziava il ritmo di crescita dell’emigrazione nelle diverse vesti dell’immigrato come clandestino, rifugiato politico e nuovo cittadino del nostro paese.

Ai presenti è stato consegnato un libro di 512 pagine, che, diviso in capitoli, si caratterizza, in quanto dossier, per il numero elevato di dati statistici. Significativo il sottotitolo: “Oltre la crisi insieme”, poiché in una situazione di grande drammaticità economica mondiale solo uniti si può tentare di superarla anche sotto il profilo dell’immigrazione.

Un miliardo e mezzo di persone nel mondo vive ancora...
in condizioni di povertà estrema, mentre circa mezzo miliardo di individui in questi ultimi dieci anni è riuscito ad emanciparsi.
In questo ultimo decennio 54 milioni di persone hanno lasciato il loro paese e 202 milioni è stato il numero dei migranti nel mondo.
L’Europa, un tempo terra di forte emigrazione, continuando oggi ad avere una diminuzione della popolazione in età lavorativa, sarà sempre più un’area di immigrazione. Il tasso di fecondità dal 1952 (2,6 figli per donna) è dimezzato. Gli immigrati sono 32,5 milioni, con incidenza del 6,5 sulla popolazione complessiva, 14,8 milioni i nati all’estero che hanno acquisito cittadinanza sul posto. In tutti i paesi è aumentata la popolazione per l’apporto degli emigranti che è stato funzionale alle esigenze produttive.
In Italia nel 1861 su 22.182.000 residenti gli stranieri erano 89.000, uno ogni 250 (0,4%) e rivestivano posizioni socio-occupazionali ragguardevoli. Nel 1951, anno del primo censimento, gli stranieri erano 130000 su 47.516.000 residenti e superarono l’incidenza dell’1 % solo nel 1991 (625.000 su 56.778.000 residenti). Da allora è iniziata la fase della grande immigrazione, che ha superato 1 milione di unità solo nel 2001 (1.334.889).

Al 31 dicembre 2010, su 60.626.442 residenti in Italia, 4.570.317 stranieri (per il 51,8 donne) incidono sulla popolazione per il 7,5%, cioè 52 volte di più rispetto al 1861, ed esercitano un ruolo rilevante nel supplire alle carenze strutturali a livello demografico e occupazionale. Ai residenti secondo la stima del dossier, bisogna aggiungere oltre 400.000 persone regolarmente presenti, ma non ancora registrate in anagrafe, per una stima totale di 4.968.000 persone.
In Italia l’immigrazione costituisce un rimedio, seppur parziale, al continuo processo di invecchiamento demografico e al basso tasso di natalità.
Il bilancio demografico del 2000-010 attesta un elevato numero di ultrasessantacinquenni (+ 1.800.000). La diminuzione dei nuovi nati in Italia è compensata dall’incidenza crescente dei figli degli immigrati. Gli stranieri la cui età media è di 32 anni (contro 44 degli italiani) sono 1 ogni 100 tra gli anziani, ma oltre un decimo dei minori e dei giovani adulti (18-39 anni).

Per le famiglie italiane, dove le donne lavorano, e per i numerosi residenti non autosufficienti è utile l’apporto delle badanti e collobaratrici familiari (circa 1,5 milioni), che pare però risultino coperte da contribuzioni previdenziali in meno della metà dei casi. In futuro aumenterà il bisogno di assistenza, il livello delle pensioni risulterà inadeguato e potrebbe entrare in crisi “il sistema Welfare domestico all’italiana”, tanto più che anche gli immigrati diventeranno a loro volta anziani.
I lavoratori immigrati (2.089.000 secondo l’Istat) sono un decimo della forza lavoro e sono determinanti in diversi comparti produttivi. Attualmente gli immigrati stanno pagando gli effetti della crisi e sono arrivati ad incidere per un quinto sui disoccupati. Il protrarsi dello stato di disoccupazione per i non comunitari pregiudica il rinnovo del permesso di soggiorno.
La precarietà del lavoro si riflette sul piano abitativo: il 21,3% è proprietario tra gli immigrati, il 71% tra gli italiani. Sono aumentati pignoramenti e sfratti.

Il saldo tra i versamenti degli immigrati all’erario e le spese pubbliche sostenute a loro favore è ampiamente positivo (1,5 miliardi di euro) e questa somma potrebbe essere superiore, secondo altri calcoli.
L’insediamento degli immigrati diventa sempre più stabile e diffuso. Sono stati 257.762 i matrimoni misti tra il 1996 e il 2009, anno in cui ai 21.357 casi di unione con un italiano (1 su ogni 10 celebrati) si aggiungono matrimoni con entrambi i partner stranieri. I minori figli di stranieri sono quasi un milione e aumentano ogni anno di oltre 100.000 unità, tra nati sul posto e figli ricongiunti. Le seconde generazioni hanno superato le 600.000 unità e rappresentano un decimo della popolazione straniera.
Nell’anno scolastico 2010/11 i 709.826 alunni stranieri sono aumentati del 5,4% ed hanno inciso per il 7,9% sull’intera popolazione scolastica.
Gli universitari stranieri sono 61.777 con prevalenza di albanesi, cinesi, romeni, greci, camerunensi e marocchini. I laureati nel 2010/11 sono 6.764 (2,3% del totale).
Da varie indagini risulta che la maggior parte degli immigrati si trova bene o abbastanza bene in Italia, apprezza la generosità, la solidarietà, la qualità di alcuni servizi, la libertà, il clima e le opportunità formative. Pesano la burocrazia, i prezzi alti e il difficile riconoscimento dei titoli di studio. Sono preoccupati per il permesso di soggiorno e la mancata garanzia di un inserimento stabile e di una solida prospettiva interculturale basata sullre pari opportunità.

Sulla via della integrazione la criminalità è stata sempre di ostacolo, il Dossier sottolinea l’importanza della prevenzione e mostra come la fruizione di dignitose condizioni abitative e il fatto di vivere in famiglia siano fattori che attenuano l’esposizione al rischio di devianza.
Nel primo semestre del 2011 i drammatici eventi del Nord Africa hanno evidenziato che è possibile favorire l’incontro tra musulmani e cristiani. Del resto gli immigrati di questi due gruppi (1 milione e mezzo di musulmani e 2 milioni e mezzo di cristiani)  vivono in Italia insieme a fedeli di altre religioni. Inoltre il tragico eccidio di giovani laburisti (luglio 2011) nell’isola di Utoja in Niorvegia, ha evidenziato che anche la pericolosità del fondamentalismo cristiano non va sottovalutata.

L’inquadramento emergenziale dell’immigrazione deve far posto ad una prospettiva di integrazione: i 150 anni dell’Unità d’Italia ricordano un passato di esodo con tante sofferenze che potevano essere evitate, così come vanno evitate nell’attuale contesto.
Per la Caritas e la Fondazione Migrantes, se si vuole essere cristiani autentici, le migrazioni vanno riconosciute come un segno dei tempi. Esse sono un’opportunità che la storia mette a disposizione per prepararci al futuro e anche per superare la crisi.

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