lunedì 5 dicembre 2011

Storie di Migranti

Fino ad oggi ho utilizzato il blog per informare, oggi, invece, voglio scrivere un rendiconto dell’incontro alla Biblioteca Panizzi, in occasione della inaugurazione della mostra fotografica, realizzata dalla FILEF (Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie) con il seguente titolo: Storie di migranti. L’emigrazione reggiana all’estero- l’immigrazione a Reggio Emilia. Mi riferisco all’evento presentato nell ‘ultimo post di questo blog.

Voglio raccontare l’incontro che ha visto una buona partecipazione del pubblico, che ha seguito attento gli interventi dei vecchi migranti di tempi lontani e dei nuovi immigrati del tempo presente. Non parlerò invece della mostra, perché conto di visitarla in seguito; oggi eravamo in troppi per visionarla con attenzione.

La mostra e l’incontro di oggi si inseriscono nel quadro delle celebrazioni...
per il 150° dell’unità d’Italia e più direttamente nella giornata internazionale per i migranti, istituita dall’Onu, e che si celebrerà ufficialmente il 18 dicembre.
La FILEF, ente organizzatore di questa giornata, come ci racconta la presidente, Laura Salsi, è un’associazione nata all’inizio degli anni settanta come punto di riferimento per chi, soprattutto negli anni 50-60, era emigrato nel mondo alla ricerca di un lavoro e per chi poi aveva avuto la fortuna di ritornare. Milioni di italiani fino agli anni sessanta sono partiti alla ricerca di una vita migliore. Tra loro anche moltissimi reggiani, spinti da ragioni economiche o, già prima durante il periodo fascista, da persecuzioni politiche. Ancora oggi sono 12.000 i reggiani sparsi nel mondo. Solo con il boom economico si è arrestato il flusso migratorio verso il mondo e Reggio è invece diventata città di immigrazione, pronta ad accogliere immigrati dal sud d’Italia (processo direi ancora in corso!) e, cosa nuova di questo ultimo decennio, immigrati dall’Africa, dall’Asia e dall’Europa orientale. Dal 2000 al 2010 la popolazione di Reggio è cresciuta del 16%: da 146.092 abitanti a 170086.

E’ presente all’incontro la giornalista Antonella Gualandri con il compito di presentare i vecchi emigranti e i nuovi immigrati e di aiutarli nella loro esposizione, non essendo abituati a parlare di sé in pubblico, ma in realtà tutti i presenti sono pienamente in grado di gestire la loro testimonianza: si sente in loro una carica emotiva e un desiderio di testimoniare che emoziona anche il pubblico. Io personalmente ho trovato molto coinvolgenti i discorsi di persone così diverse per provenienza e per età.

La prima a parlare è Enrica Oranci, una reggiana che oggi festeggia i cinquanta anni del suo ritorno a Reggio. Partita all’inizio degli anni 50 e rientrata nel 1961 dalla Svizzera, ricorda a noi la tristezza di anni vissuti in solitudine, lontana dalla sua terra, a volte trattata come vengono trattati gli extra comunitari oggi in Italia in talune realtà. Anzi vuole sottolineare che non ama il termine extracomunitari, in cui legge un certo disprezzo, per cui preferisce usare il termine “non-italiani". La sua esperienza la porta oggi a guardare con attenzione e sensibilità ai nuovi immigrati, con cui cerca un dialogo.

Anche Giovanna Ceci non sa da dove cominciare per la sua testimonianza, perché avrebbe troppe cose da ricordare, fa riferimento a vicende personali e alle Libere colonie italiane (FCLIS), associazione che in Svizzera ha favorito l’integrazione ai tempi della grande emigrazione, ma che anche oggi continua questo impegno con i nuovi immigrati. Giovanna vive ancora l’emozione di avere trovato a Ginevra persone come fratelli, con cui condividere la lontananza dalla propria terra.

Luciano Iemmi, in particolare, ricorda come la chiusura delle Officine Reggiane abbia lasciato sul lastrico ben 12.000 reggiani, costretti nella maggior parte dei casi ad emigrare, e l’umiliazione di sentirsi straniero in una Svizzera che non era poi così lontana. Era allora opportuno ricordare il messaggio di Prampolini che sollecitava l’importanza dell’essere uniti e questo avveniva soprattutto attraverso quelle "Libere colonie italiane” ricordate nella testimonianza precedente.

Seni Bandao viene invece dal Burkina Faso: è partito nel 1988 ed è arrivato a Palermo nel 1991. Tre lunghi anni, in cui si può anche sfidare la morte per una prospettiva di vita. Grazie alla legge Martelli ha acquisito la cittadinanza ed è felice di vivere dal 1997 a Reggio, anzi ringrazia la nostra città per l’accoglienza. Ha una figlia nata a Palermo, che è stata solo cento giorni in Burkina Faso, e che oggi si ritiene italiana, anche se per legge non può ancora ritenersi tale.

In questa giornata e nelle altre programmate per la giornata internazionale per i migranti si raccolgono le firme per l’iniziativa popolare per il riconoscimento della cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri e per il diritto di voto nelle elezioni amministrative ai migranti che vivono e lavorano regolarmente nelle nostre città.

In modo brillante e in perfetto italiano interviene Hichhan Zaidi, che è nato e cresciuto a Reggio ed è fiero di essere nato al Santa Maria Nuova. I suoi genitori provengono dal Marocco, terra in cui si è recato più volte da bambino, ma la sua vera patria è, oggi, l’Italia, a cui vuole dare un contributo per migliorarla.
Oggi, avendo 21 anni, è cittadino italiano, ma perché aspettare i 18 anni per diventare cittadino Italiano? Del resto a Reggio, un reggiano su cinque ha genitori stranieri.

Papa Sek senegalese ha una storia diversa: per motivi di studio a 19 anni è arrivato in Italia, a Palermo, ai tempi del sindaco Leoluca Orlando, ed è a Reggio dal 1990, ha fatto un percorso a livello sindacale nella Cgil e non ha avuto nessun problema di integrazione.

La giornalista invita infine ad intervenire Nadia Nacichi, oggi vicepresidente della FILEF. E’ venuta dal Marocco dopo essersi laureata in Letteratura francese; nel 2005 è stato possibile il ricongiungimento familiare ed oggi svolge il ruolo di mediatrice culturale. Dal 2009 con l’amica Fiorella Gobbi, insegna l’italiano e non più solo alle donne straniere, come nella fase iniziale, ma anche a ragazzi e adulti.

E' presente anche il presidente del Consiglio provinciale, Gianluca Chierici, che sottolinea il modo asettico, l’indifferenza con cui abitualmente si parla dei migranti, più come numeri che come persone E da questo atteggiamento, anche se in tempi di rinata xenofobia, vuole prendere le distanze Reggio, che ha inserito persino nello stemma del Comune la dicitura “Reggio Emilia terra di persone”.

Franco Corradini, assessore alla coesione e alla sicurezza sociale, ricorda come, pur nelle difficoltà, la città debba con tenacia proporre occasioni per consolidare un dialogo interculturale, con la convinzione di realizzare idee di equità, uguaglianza e democrazia.
Più volte negli interventi ricorre il nome di Dante Bigliardi, figura chiave del mondo dell’emigrazione emiliano-romagnola, esempio di impegno tenace e disinteressato a sostegno dei diritti dei più deboli e fondatore con Carlo Levi della Filef.

L’incontro si è concluso con la firma di alcuni presenti alle proposte di iniziativa popolare e con la visita alla mostra.

Nessun commento:

Posta un commento