domenica 16 dicembre 2012

Dacia Maraini, La seduzione dell'altrove

  Articoli, racconti, itinerari di viaggio sono contenuti in un libro di Dacia Maraini, pubblicato nel 2010 con il titolo La seduzione dell' altrove. La scrittrice del viaggiare ha fatto un destino, allenata dalla più tenera infanzia a girare il mondo, coniugando libertà e ragione - come si legge nella quarta di copertina. E’ una donna che è nata viaggiando:  "Io vado. Perché ho sempre voglia di raccontare di una nuova seduzioneIl viaggio assomiglia alla narrazione”. Alla fine degli anni ’30, Dacia Maraini, a poco più di un anno di età, era partita insieme ai genitori per il Giappone, dove il padre Fosco, etnologo, aveva vinto una borsa di studio internazionale per una ricerca sugli Hainu, nel nord del Giappone, a Koibe.
L’altrove allora, per Dacia bambina, era l’Italia, “luogo segnato dalle memorie di un impero maestoso che aveva dominato il mondo”. Per contrasto, la realtà giapponese, fatta di grandi Budda di legno, di pagode e templi verniciati di rosso e nero, era “pane di tutti i giorni”.

Nel volume sono raccolte descrizioni e analisi delle tante culture e delle diverse società che la scrittrice ha incontrato negli ultimi vent’anni, in Europa e nel resto del mondo. I luoghi di cui racconta, sapendo cogliere l’anima del luogo, sono i più diversi:
da Zurigo, città a misura d’uomo” guidata da un sindaco donna, a Lima in Perù, “città scombinata e assolutamente informe”, alle rovine inca di Machu Picchu e al lago Titicaca, alla città di Borges, Buenos Aires, a Capodistria, nel 1993, mentre infuriava nelle vicinanze la guerra, che faceva strage di uomini e donne in nome di un “concetto aberrante e mostruoso” di pulizia etnica. E poi in Patagonia, a contemplare “l’immenso risplendente ghiacciaio Perito Moreno”, o alle montagne azzurre dello Yemen, o a conoscere gli Ainu, già oggetto di studio del padre e ora ridotti a poche centinaia di vecchi che non parlano più la propria lingua. Non ho intenzione di raccontarvi tutte le esperienze di viaggio, anche se sarebbe molto interessante, ma di limitarmi alle parti che riguardano l’Africa, argomento cui finora abbiamo rivolto particolare attenzione in questo blog.

Nella prima parte “Sogni e guerre”, il primo articolo del dicembre 2002 è intitolato Africa: donne e piccoli soldati.” Dacia ritorna  dopo molti anni in Kenia, un paese con il 20% di sieropositivi, in una Nairobi che ricordava pacifica ed elegante e che nel 2002 è diventata pericolosa e sporca, un luogo dove è troppo facile essere rapinati. Solo i parchi con gli animali selvatici sono ancora delle oasi di pace, dove si ha la sensazione di essere capitati clandestinamente in un paradiso arcaico, lontanissimo nel tempo, prima della cacciata di Adamo ed Eva. Il Kenia non è in guerra, anzi pratica una coraggiosa democrazia, ma confina con paesi in guerre che da anni hanno prodotto morti, torture, abusi, stupri, devastazioni di ogni genere. Molti in fuga da questi paesi si rifugiano in Kenia in baraccopoli come Kibera, che ospita un milione di persone con una densità di 200 per Kmq. Il quartiere di Korogocho è costruito dentro una enorme discarica, per cui, quando bruciano i rifiuti, si è inondati dai fumi alla diossina. Il Kenia è oggi un paese in cui affrontare le prepotenze dei signori della guerra, in cui la popolazione è ostaggio di bande di uomini armati, pronti a qualunque violenza senza ragioni ideologiche. Le donne sono fondamentali per portare avanti le strutture economiche,  per sostituire gli uomini nell’organizzazione sociale, nella protezione della famiglia, nel commercio, ma sono talmente denutrite che al primo assalto di una malattia soccombono. Soffrono di cataratta precoce, emorragie, aborti spontanei, tubercolosi. Le bambine sono costrette a sposarsi a 11, 12 anni, per portare una dote di due o tre vacche nella casa dei parenti. E anche per sfuggire agli stupri: qualsiasi donna che non appartenga ad un uomo è esposta allo stupro di gruppo e alla rapina. Nel 1991 le donne avevano un posto in politica, c’erano leggi che imponevano una loro rappresentanza. Tutto questo è scomparso assieme ad ogni forma di istruzione con un ritorno all’analfabetismo. I bambini diventano piccoli soldati, “stringono nelle loro piccole e tenere mani fucili come se fossero giocattoli.”

Un altro articolo, inedito fino alla pubblicazione di questo libro, riguarda ancora il Kenia, dove Dacia si è recata con Alberto Moravia per un documentario televisivo sugli Emolpo, una popolazione arcaica di pescatori e pastori nomadi, che vive sulle rive del lago Turcana, a 3 giorni di viaggio da Nairobi. Muniti di spirito antropologico, la Moraini e Moravia si sono recati nel centro dell’Africa, per conoscere una piccola tribù di 140 persone in tutto, che sembra recitare una parte, persa quasi ogni forma di identità. 

Facciamo finta- racconta Dacia- che siano autentici e loro ci accontentano, per denaro, fingendo di vivere fino in fondo questa autenticità, ma, per quanto ripetano i gesti degli antenati, sono abbagliati dai scintillii della tecnologia, da un tenore di vita che è un sogno irraggiungibile. Solo tre di loro parlano ancora in emolo,una lingua e cultura in estinzione. 

Dacia, sempre attenta ai problemi delle donne, ci racconta la circoncisione di una diciottenne. Un’anziana medichessa taglia la clitoride e le grandi labbra: la cosa assurda è che la stessa ragazza tiene alla cerimonia, perché senza essere “tagliata” non può sposarsi. Spesso le donne si infettano, alcune muoiono di setticemiie fulminanti. Ogni anno in Africa sono clitoridectomizzate o infibulate circa due milioni di donne, bambine, adolescenti. Non si tratta di un uso introdotto dalla religione musulmana, perché persino Erodoto faceva notare che fenici, etiopi esercitavano questa pratica. 

In uno scritto, intitolato Paura ad Addis Abeba, Dacia racconta di essersi trovata nel 2005 in mezzo ad una sparatoria in una dimostrazione studentesca. Nessun morto o ferito secondo la stampa locale, mentre su un giornale di lingua inglese si parlava di venti morti, centinaia di feriti, 500 arresti. Il 2005 è l’anno delle prime elezioni libere, ma in realtà la polizia spara su chi manifesta. In Africa è così fragile la democrazia, “quasi un bambino che non si regge ancora in piedi. Cosa si può inventare per aiutare un continente che perde le sue migliori energie in guerre fratricide?” I milioni di euro che arrivano dall’Europa o si perdono nei meandri della burocrazia o vanno in armi. Eppure l’Etiopia, che discenderebbe dalla regina di Saba, ha una storia particolare che si rifà alla tradizione cristiana di origine copta. Al di là di quartieri residenziali, abitati soprattutto da occidentali, vi sono quartieri in cui lo scolo delle fogne scorre puzzolente lungo le case, che sono in realtà capanne di mattoni crudi seccati al sole, in cui dentro ogni stanza cinque o anche dieci persone, senza corrente elettrica, senza acqua corrente, dormono sul pavimento, su cartoni o stracci o, i più fortunati, su materassini di gomma piuma. Ed è in questi luoghi che regnano prostituzione, traffico di droga, l’assassinio feroce. Il problema riguarda tutta l’Africa, dove la distanza tra ricchi e poveri si fa sempre più evidente:

I bambini giocano e ridono come tutti i bambini del mondo. Ma spesso hanno il ventre gonfio di parassiti, gli occhi resi opachi dal tracoma … molti se li porta via l’AIDS. C’è un grande ritorno della tubercolosi … la malaria è tutt’altro che domata. C'è il colera, la meningite, perfino la lebbra … 

Un racconto del 2006 ricorda che La Somalia sta morendo, dopo la siccità degli ultimi quattro anni. I villaggi, che vivevano di agricoltura, hanno terminato le riserve di grano, non hanno più niente né da seminare, né da mangiare. Per questo, con i bambini legati sulla schiena, si fanno anche 150 km a piedi, per raggiungere un campo di accoglienza nel sud del paese, mangiando una sola volta al giorno, o saltando anche l’unico pasto per lasciare qualcosa ai bambini. In Somalia il livello di malnutrizione è uno dei più alti in tutta l’Africa. La percentuale di mortalità natale è di 125 morti ogni mille abitanti e 212 bambini su mille muoiono entro i cinque anni. L’aspettativa di vita è di 48 anni. 

 Naturalmente i 28 racconti che costituiscono La seduzione dell’altrove sono tutti resoconti affascinanti, ma in particolare merita attenzione l’introduzione, in cui la Maraini ci spiega il titolo scelto per questo libro e il suo viaggiare che è qualcosa di diverso dall’esotismo europeo ottocentesco, “un luogo che si carezza nella fantasia con i sensi abbagliati, e un sottile godimento che tocca le viscere.” “ Il mio viaggiare ha preso altri significati, quelli della conoscenza e dell’esperienza dell’altro, senza addolcimenti e vaghezze.” 

 Dacia Maraini, La seduzione dell’altrove, Rizzoli, 2010, pp.175

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