venerdì 21 dicembre 2012

Nel segno del noir: Reynaldo Sietecase

Ho sempre nutrito una grande passione per il noir, uno dei pochi generi letterari "di consumo" che, a mio parere, abbia in sé le potenzialità per trascendere i limiti previsti dal genere stesso e essere considerato, a pieno titolo, semplicemente letteratura.

Recentemente è uscito Quanti ne dobbiamo ammazzare? di Reynaldo Sietecase, giornalista, editore, scrittore, autore anche di un altro noir, Un delitto argentino, uscito nel 2011, entrambi presso Baldini Castoldi Dalai.

Protagonista ed eroe negativo nei due romanzi è l'avvocato Mariano Marquez, che, durante una permanenza in carcere per reati minori, progetta "il delitto perfetto", che attuerà poi, una volta uscito: il sequestro e l'assassinio di un imprenditore, il cui cadavere sarà poi fatto sparire con l'acido, in modo da non lasciare prove. Un delitto argentino è la storia di questo crimine, della sua progettazione, della messa in opera e delle sue conseguenze.


Nel secondo romanzo, Quanti ne dobbiamo ammazzare?, Marquez viene assoldato da un ricco industriale per uccidere i tre assassini del proprio figlio, in procinto di uscire dal carcere in semilibertà. Il romanzo è il racconto della caccia a questi tre uomini ed è anche la ricostruzione del loro delitto, narrata al lettore da un giornalista che intervista uno dei tre criminali prima del rilascio. Il racconto si muove dunque su due piani temporali diversi, il passato (il rapimento e l'uccisione del ragazzo) e il presente (la caccia ai tre assassini al momento del loro rilascio).

Come è caratteristica dei migliori noir, i due romanzi non sono semplici polizieschi, vale a dire non sono libri da leggere solo "per sapere chi è l'assassino", tanto più che addirittura in entrambi i casi lo sappiamo già. Con una prosa asciutta e tesa, Sietecase dipinge anche la realtà di un paese travagliato da gravi contraddizioni: la povertà senza speranza di tanti, la corruzione della polizia, il mancato rispetto dei diritti civili, i dissidenti rinchiusi nelle carceri, i desaparecidos. Nel secondo romanzo inoltre, l'autore riflette anche sulla vendetta, sulla sua natura, su ciò che agli occhi di alcuni la rende legittima.

A differenza del poliziesco tradizionale, il noir concentra la sua attenzione non tanto sulla soluzione di un delitto, cioè su un fenomeno eccezionale venuto a sconvolgere una realtà ben ordinata, la quale potrà essere ripristinata grazie all'indagine poliziesca e alla scoperta dei colpevoli. Al contrario, la realtà rappresentata nel noir è squilibrata e senza regole, la società è gravemente compromessa da intrecci di complicità e clientele, nessuno pare essere al di sopra dei sospetti; se talvolta, nelle trame del noir, è possibile  arrivare alla verità, pressoché impossibile invece è arrivare alla giustizia: spesso i colpevoli sono troppo in alto perché le forze di chi indaga possano toccarli. Gli stessi protagonisti del noir, anche quelli che definiremmo "buoni", sono talvolta esseri moralmente ambigui,  spesso cinici e disincantati, antieroi senza speranze. 

Uscendo dal mondo del giallo tradizionale, quello degli ovattati salotti borghesi e delle eleganti ville di campagna governate da impeccabili maggiordomi, il noir, realistico e spesso violento, ci trascina per le strade sporche di quartieri squallidi e degradati, oppure nei lussuosi uffici dove l'alta finanza va sottobraccio alla politica: un mondo claustrofobico, senza modelli né eroi, dove non è possibile ristabilire l'ordine alterato dal delitto, perché in realtà tale ordine non è mai esistito. 

Come scrive Carlo Cappi nel sul Elementi di tenebra. Manuale di scrittura thriller (Ed. Alacran, 2005), il noir appare come uno dei grandi generi letterari del nostro tempo, capace come pochi altri di trasformare la cronaca sociale in critica sociale. Un genere che, come ci dice Alessandro Perissinotto nel suo La società dell'indagine (Bompiani, 2008), si avvicina alla tragedia, con cui ha in comune tre elementi fondanti: "l'emergere della verità, l'ineluttabilità del dolore, l'impossibilità della consolazione".

Le opere di Sietecase partecipano a pieno titolo a questa dimensione non solo di intrattenimento, ma anche sociale e letteraria.

Reynaldo Sietecase, Un delitto argentino, Baldini Castoldi  Dalai , Milano 2011.
                                 - Quanti ne dobbiamo ammazzare, Baldini Castoldi Dalai,  2012.

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