La conferenza, il cui titolo è Geopolitica africana. Usa, Cina, Europa e Turchia nello scacchiere africano, sarà condotta da Andrea Mastrangelo (Gazzetta di Reggio) e presieduta da Ildo Cigarini (Presidente di Boorea). Caracciolo, uno dei massimi esperti di geopolitica in Italia, analizzerà il ruolo che il continente africano assume su scala mondiale, soffermandosi sui temi della Primavera Araba e i relativi cambiamenti e ripercussioni che riguarderanno anche il nostro paese.
mercoledì 14 dicembre 2011
Africa - Europa, Incontro con Lucio Caracciolo
La conferenza, il cui titolo è Geopolitica africana. Usa, Cina, Europa e Turchia nello scacchiere africano, sarà condotta da Andrea Mastrangelo (Gazzetta di Reggio) e presieduta da Ildo Cigarini (Presidente di Boorea). Caracciolo, uno dei massimi esperti di geopolitica in Italia, analizzerà il ruolo che il continente africano assume su scala mondiale, soffermandosi sui temi della Primavera Araba e i relativi cambiamenti e ripercussioni che riguarderanno anche il nostro paese.
martedì 13 dicembre 2011
Caritas/ Migrantes Dossier statistico Immigrazione, 21° rapporto 2011
In varie parti d’Italia è stato presentato il Dossier Statistico sull’Immigrazione, il ventunesimo rapporto, a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes. A Reggio Emilia la presentazione è stata fatta nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio martedì 6 dicembre 2011.
Dopo alcuni interventi, è stato mostrato un video Dossier di Rainew, che con immagini e molte statistiche evidenziava il ritmo di crescita dell’emigrazione nelle diverse vesti dell’immigrato come clandestino, rifugiato politico e nuovo cittadino del nostro paese.
Ai presenti è stato consegnato un libro di 512 pagine, che, diviso in capitoli, si caratterizza, in quanto dossier, per il numero elevato di dati statistici. Significativo il sottotitolo: “Oltre la crisi insieme”, poiché in una situazione di grande drammaticità economica mondiale solo uniti si può tentare di superarla anche sotto il profilo dell’immigrazione.
Un miliardo e mezzo di persone nel mondo vive ancora...
lunedì 12 dicembre 2011
Se non ora, quando?
Certo è bello rallegrarsi per le tre donne che hanno avuto il riconoscimento del Premio Nobel per la pace, ma permettetemi di rallegrarmi anche per fatti...di casa nostra: mi riferisco alle centomila donne scese in piazza domenica 11 dicembre 2011, dieci mesi dopo quel 13 febbraio, di cui si è molto parlato.
Allora vi era una forte motivazione nella richiesta di dimissioni del governo Berlusconi, oggi, anche con il neonato governo Monti, c'è la necessità di riportare al centro del dibattito la mai risolta "questione femminile". Per questo le donne scendono in piazza, per riportare l'attenzione su temi caldi della manovra, pagati, come sempre, in particolare dalle donne, siano esse pensionate, o aspiranti pensionate, o disoccupate, o madri senza asili nido. In piazza, in particolare tra le 20000 presenti a Roma c'erano attrici, cantanti, politiche, imprenditrici, ma anche gente comune, a gridare slogan come" Il governo è cambiato, il paese no", o "Senza di noi l'Italia non cresce" o a sollecitare richieste di welfare.
Qualcuno ha detto che, se il 13 febbraio la manifestazione era "di pancia", quella del 11 dicembre è più "di testa".
Moltissime le conquiste da fare delle donne africane, ma anche le donne italiane devono conquistarsi molti spazi e al più presto!
domenica 11 dicembre 2011
A tre donne il Nobel per la pace 2011
Per tutto il 2011 si è proposto il conferimento del Nobel per la pace alle donne africane e così è stato, anche se la generica assegnazione si è concretizzata in tre donne con dei connotati ben precisi: due africane e una yemenita, quindi del Medio Oriente.
241 erano i candidati, tra di loro anche Emergency o blogger attiviste come la cubana Yoani Sanchez.
Le tre donne prescelte sono state premiate “per le loro battaglie non violente per la sicurezza delle donne, per il loro diritto a partecipare alla costruzione della pace… per aver dimostrato di voler agire in un contesto di belligeranza e di sopraffazione e non solo di essere vittime in un mondo in cui troppo spesso tattiche come lo stupro son tattiche di guerra”.
Il premio per la pace, per volontà di Nobel, è stato assegnato quasi tutti gli anni a partire dal 1901, ma, non a caso, a pochissime donne: voglio ricordare Aung San Suu Kyi (Birmania 1991 ), Rigoberta Menchu (Guatemala 1992 ), Shirin Ebadi ( Iran 2003 ).
E', quindi, importantissima in questo 2011 l’attribuzione contemporanea a tre donne, che hanno ritirato il premio, contraddistinguendosi e identificandosi nei loro coloratissimi abiti, così diversi dai nostri omologati abiti occidentali.
giovedì 8 dicembre 2011
Nadeem Aslam, La veglia inutile

Un romanzo molto atteso per il grande interesse suscitato in me nel 2004 da Mappe per amanti smarriti, opera polifonica che – con una trama quasi poliziesca – senza retorica, con lucidità, con pietosa partecipazione, descrive le “gabbie religiose, politiche, sociali” che rendono ancora più dura la vita di migranti, soprattutto pakistani, che continuano ad avere lo sguardo alla patria perduta.
Tra i temi affrontati la mancata integrazione in una città senza nome, ribattezzata "Città della solitudine", in un’Inghilterra multiculturale, ma che spesso ghettizza, anche perché gli stessi migranti di prima generazione si autoghettizzano.
E’ l‘islamismo in primo piano con le sue storture, le contraddizioni che producono forme di violenza soprattutto sulle donne. Un islamismo con volti diversi, che può degenerare in fanatismo e che come tale è condannato da Nadeem Aslam che si definisce laico, ma di cultura musulmana. Un romanzo che si presta ad un’efficace indagine sociologica, ma che deve essere gustato anche per la bellezza della scrittura, per la ricchezza della lingua, per la sensualità, per le minuziose descrizioni che sollecitano i sensi, suggerendo colori, profumi, attraverso le frequenti metafore e similitudini.
E’ l‘islamismo in primo piano con le sue storture, le contraddizioni che producono forme di violenza soprattutto sulle donne. Un islamismo con volti diversi, che può degenerare in fanatismo e che come tale è condannato da Nadeem Aslam che si definisce laico, ma di cultura musulmana. Un romanzo che si presta ad un’efficace indagine sociologica, ma che deve essere gustato anche per la bellezza della scrittura, per la ricchezza della lingua, per la sensualità, per le minuziose descrizioni che sollecitano i sensi, suggerendo colori, profumi, attraverso le frequenti metafore e similitudini.
mercoledì 7 dicembre 2011
Fawzia Koofi, Lettere alle mie figlie

Nata da una influente famiglia del Badakhshan, una delle più povere e remote regioni dell'Afghanistan, diciannovesima di ventitré figli, abbandonata alla nascita dalla madre, perché "solo una bambina", Fawzia Koofi ha vissuto nella sua non lunga vita (ha oggi trentasei anni) tragedie e trionfi di ogni genere, il più straordinario dei quali è forse l'essere riuscita a sopravvivere, con l'aiuto della madre pentitasi dell'abbandono, e a formarsi una personalità indipendente in un mondo e in un'epoca di implacabile durezza.
Inframmezzato dalle lettere che Fawzia scrive alle sue figlie, il libro racconta in prima persona la vita di questa donna mite ma coraggiosa, deputata del Parlamento afgano dal 2005, la prima donna eletta, nel 2009, vicepresidente del Parlamento stesso, la prima a presiederne effettivamente le sedute. Grandi onori dunque, che Fawzia sconta ogni giorno con ostilità e disprezzo da parte dei deputati più conservatori, con tentativi di diffamazione, con minacce di morte. Ma la sua determinazione a lottare per il suo paese ne risulta semmai rafforzata: migliorare la vita del popolo afgano, sostenere la democrazia, garantire alle donne e alle bambine afgane quei diritti che non solo i talebani, ma anche le antiche tradizioni del paese negano loro, questi gli obiettivi della quotidiana lotta di Fawzia Koofi, che con semplicità, ma anche con grande passione, racconta le speranze, il dolore, il coraggio, i sacrifici che costituiscono il tessuto della vita di ogni donna in Afghanistan.
lunedì 5 dicembre 2011
Storie di Migranti
Fino ad oggi ho utilizzato il blog per informare, oggi, invece, voglio scrivere un rendiconto dell’incontro alla Biblioteca Panizzi, in occasione della inaugurazione della mostra fotografica, realizzata dalla FILEF (Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie) con il seguente titolo: Storie di migranti. L’emigrazione reggiana all’estero- l’immigrazione a Reggio Emilia. Mi riferisco all’evento presentato nell ‘ultimo post di questo blog.
Voglio raccontare l’incontro che ha visto una buona partecipazione del pubblico, che ha seguito attento gli interventi dei vecchi migranti di tempi lontani e dei nuovi immigrati del tempo presente. Non parlerò invece della mostra, perché conto di visitarla in seguito; oggi eravamo in troppi per visionarla con attenzione.
La mostra e l’incontro di oggi si inseriscono nel quadro delle celebrazioni...
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