mercoledì 7 dicembre 2011

Fawzia Koofi, Lettere alle mie figlie

Lettere alle mie figlieNella primavera di quest'anno Fawzia Koofi è venuta in Italia per presentare il suo libro Lettere alle mie figlie, Sperling & Kupfer, Milano 2011.

Nata da una influente famiglia del Badakhshan, una delle più povere e remote regioni dell'Afghanistan, diciannovesima di ventitré figli, abbandonata alla nascita dalla madre, perché "solo una bambina", Fawzia Koofi ha vissuto nella sua non lunga vita (ha oggi trentasei anni) tragedie e trionfi di ogni genere, il più straordinario dei quali è forse l'essere riuscita a sopravvivere, con l'aiuto della madre pentitasi dell'abbandono, e a formarsi una personalità indipendente in un mondo e in un'epoca di implacabile durezza.
Inframmezzato dalle lettere che Fawzia scrive alle sue figlie, il libro racconta in prima persona la vita di questa donna mite ma coraggiosa, deputata del Parlamento afgano dal 2005, la prima donna eletta, nel 2009, vicepresidente del Parlamento stesso, la prima a presiederne effettivamente le sedute. Grandi onori dunque, che Fawzia sconta ogni giorno con ostilità e disprezzo da parte dei deputati più conservatori, con tentativi di diffamazione, con minacce di morte. Ma la sua determinazione a lottare per il suo paese ne risulta semmai rafforzata: migliorare la vita del popolo afgano, sostenere la democrazia, garantire alle donne e alle bambine afgane quei diritti che non solo i talebani, ma anche le antiche tradizioni del paese negano loro, questi gli obiettivi della quotidiana lotta di Fawzia Koofi, che con semplicità, ma anche con grande passione, racconta le speranze, il dolore, il coraggio, i sacrifici che costituiscono il tessuto della vita di ogni donna in Afghanistan.

Cresciuta in un mondo in cui nascere donna è ancora una disgrazia e in cui, come dice lei stessa, "in quanto donna, devo saper soffrire ed essere paziente", Fawzia esprime profondo amore per il proprio paese e la sua cultura  e, pur lottando ogni giorno contro il pregiudizio antifemminile così diffuso, afferma cose che, per il punto di vista occidentale, sono senz'altro incomprensibili: sostiene per esempio che suo padre, nonostante picchiasse la moglie fino a farle perdere conoscenza quando il riso non era ben cotto, tuttavia provava per lei profondo rispetto. Come una violenza simile possa conciliarsi con il concetto di rispetto è qualcosa che sfugge alla nostra mentalità e, pur con tutti gli sforzi, non è facile evitare un giudizio forse sommario, ma certo non ingiustificato.

Ma a indurci a sospendere almeno in parte quel giudizio, c'è proprio la storia di questa donna che, in un paese con quella mentalità e in un periodo storico tra i più tragici della storia afgana, ha ottenuto ciò che molte donne occidentali non hanno mai neppure lontanamente sognato: una posizione di grande prestigio non solo nel suo paese, ma anche nel contesto internazionale e, come ci dice lei stessa, un futuro che potrebbe riservarle anche maggiori onori. Nel 2014 infatti, Fawzia Koofi si candiderà alle elezioni presidenziali, andando ancora una volta contro tutto quello che il suo destino di donna afgana sembrava riservarle.

Il libro, corredato di fotografie, di una cartina del territorio afgano e di una breve cronologia, ci aiuta anche a ripercorrere la storia di un paese tra i più martoriati e instabili del nostro tempo.

Fawzia Koofi, Lettere alle mie figlie, Sperling & Kupfer, Milano 2011.

1 commento:

  1. Interessante Beatrice! Il tuo post è veramente un invito alla lettura di un testo che non conoscevo.
    E' vero che avevamo previsto di occuparci soprattutto di Africa, ma INTERCULTURE significa anche confrontarsi con altre culture di ogni parte del mondo e,quindi, ben venga un romanzo-testimonianza che ci permette di sapere qualcosa di più dell'Afghanistan.
    Mi viene in mente che,per approfondire l'argomento, c'è un romanzo del mio amatissimo Nadeem Aslam, uscito nel 2008 " La veglia inutile".
    Invece di dire solo qualcosa in sintesi, faccio seguire un mio post con una recensione su questo libro che ho già pubblicato nell'altro blog su cui scrivo www.gruppodilettura.wordpress.com.
    Il romanzo è molto interessante con quell'afflato poetico tipico di questo scrittore pakistano. Non è semplice seguire le vicende che si intrecciano, ma del resto è complicatissima la storia dell'Afghanistan, che da troppi anni è presente nei nostri telegiornali.

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