Oggi sono molti gli egiziani che vengono in Italia in cerca di lavoro. Mi è capitato di incontrarli numerosi nel 2010, quando ho insegnato agli emigranti in una scuola di Reggio Emilia i primi rudimenti della lingua italiana. Mi risulta, invece, che dopo la “primavera araba” molti siano ritornati a casa.
Ci sono stati tempi diversi in cui noi italiani siamo andati numerosi in Egitto ed abbiamo costituito una comunità importante per il progresso e la modernizzazione del paese dei faraoni.
Se volete saperne di più vi invito a leggere Il chilometro d’oro, il romanzo pubblicato in Italia nel 2006 da Daniel Fishman, uno storico inglese, che svolge attività saggistica e divulgativa sul tema della multiculturalità: è’ un romanzo di non grande valore letterario, ma utile per conoscere una parte della nostra storia di italiani al di fuori dell’Italia.
Interessante la prefazione di Magdi Allam, che, nato in Egitto, ha poi tagliato il cordone ombelicale con la sua terra e scelto l’Italia come patria di adozione. Ancora si emoziona nel sentire la voce di Um Kaltum, o nel vedere il volto di Omar Sharif, o un film del regista copto Yusef Chanine. Ricorda l’Egitto anni quaranta, in cui risiedevano circa 70000 italiani, che non erano immigrati temporanei, ma una comunità che si considerava parte integrante della realtà egiziana. Ricorda la cantante Dalida, italiana nata in Egitto come Ungaretti o Marinetti.